Corvara, il bacino idrico oppone Comune e Vicinia

Finisce in contenzioso la disputa sull’impianto per l’innevamento a Braia Fraida I proprietari dei terreni: «Eravamo contrari». Il sindaco: «Bastava parlarsi»


di Ezio Danieli


CORVARA. L'anno scorso è stato realizzato un nuovo bacino per l'innevamento artificiale in zona Braia Fraida, a Corvara. Sulla vicenda, si concentra l’attenzione della magistratura. Il bacino è sito su terreno della Vicinia "Col Alt" e i quotisti non hanno acconsentito all’intavolazione del diritto di superficie. La concessione edilizia è stata rilasciata dal sindaco di Corvara Robert Rottonara. "Qualsiasi sindaco prima di rilasciare una concessione edilizia - si legge in una lettera arrivata alla nostra redazione - dovrebbe assicurarsi che sussistano le condizioni per rilasciarla, nel caso di specie l'intavolazione del diritto di superficie”. “Il sindaco - riprende la lettera - sapeva che tale diritto non era stato concesso visto che presiede la Vicinia Col Alt".

Rottonara, a sua volta, spiega la questione: "Da parte della Vicinia c'era un consenso generale. Poi sono subentrate questioni legate a ciò che veniva offerto dagli impiantisti. Basta sedersi attorno a un tavolo per trovare una soluzione. Invece s'è preferito ricorrere alla magistratura".

Le Vicinie sono delle comproprietà regolate da legge provinciale e dal codice civile che prevedono determinate maggioranze sia di quote che di teste per deliberare. “La vicenda - continua la lettera inviata al nostro giornale - sta assumendo aspetti paradossali ma chiarisce bene quali siano i rapporti di potere nelle valli altamente sviluppate da un punto di vista turistico. Da un lato gli impiantisti, che pur essendo società private con l'obiettivo di massimizzare i profitti invocano l'interesse pubblico quando si tratta di procacciare licenze o fruire di beni altrui. Dall'altro gli esercenti e coloro che lavorano nel turismo, che si sentono ripetere in maniera ossessiva che senza neve e senza impiantisti non sarebbe possibile alcuna stagione invernale e gli stessi contadini ai quali è stata imposta una servitù obbligatoria di pista, che si vedono ridotti i diritti di godimento dei loro terreni per una indennità irrisoria, il tutto condito dalla favola della realizzazione dell'interesse collettivo”. La lettera così si conclude: “La realtà è ben diversa e i rapporti vanno rivisti ed equilibrati. Le società concessionarie (impiantisti) sono orientate alla massimizzazione dei profitti ed è giusto che paghino il dovuto senza ricorrere al ritornello dell'interesse pubblico”.

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