Croce Rossa privatizzata Stipendi tagliati del 30%

I timori dei 42 dipendenti altoatesini: «Nessuno ci ha ancora detto nulla» Un capoturno: «Ipotizzata una paga base di 1.450 euro lordi». Sciopero il 4 aprile


di Massimiliano Bona


BOLZANO. La privatizzazione della Croce Rossa, che in alcune regioni d’Italia produrrà i suoi primi effetti sugli stipendi del personale già a partire da martedì primo aprile, inizia a preoccupare seriamente anche i 42 altoatesini che lavorano a tempo indeterminato e determinato nelle varie sedi di Bolzano, Laives, Merano, val Gardena e Bressanone. «Con ogni probabilità andremo a perderci - commenta un capoturno, non senza un pizzico di amarezza - almeno il 30 per cento dello stipendio. Siamo in contatto da settimane con diversi colleghi del Centro-Sud Italia, dove la privatizzazione scatterà dalla prossima settimana, e ci è stato detto che la paga base (lorda) dovrebbe aggirarsi attorno ai 1.450 euro e che la nuova società intende anche far firmare una liberatoria a tutti per sanare eventuali pendenze con il passato e impedirci di intentare cause al giudice del lavoro. Di mestiere salviamo le vite ma, alla fine, anche noi probabilmente diventeremo solamente dei numeri. E con quello stipendio, identico in tutta Italia, faticheremo a sopravvivere in Alto Adige. Non ci interessa che tipo di contratto ci sarà applicato, ma vogliamo continuare ad avere uno stipendio dignitoso».In questo momento, grazie alle varie maggiorazioni (notturni, festivi e domeniche), i dipendenti altoatesini percepiscono stipendi ben più sostanziosi, nell’ordine di 1.700-1.800 euro netti al mese.

«Dopo la decurtazione, se va bene, - prosegue il capoturno - c’è il rischio di doversi accontentare di 1.200 euro. E il nostro non è un lavoro che si può improvvisare, bisogna essere preparati e disposti a mettersi al servizio degli altri».

La rabbia dei dipendenti è legata, peraltro, soprattutto alle scarse informazioni trapelate negli ultimi mesi. «Il comitato centrale - sottolinea un dipendente precario di una sede periferica - non si è fatto sentire una sola volta. Stiamo navigando a vista, in un clima di massima incertezza. E questo, ovviamente, ci infastidisce non poco. Apprendiamo le notizie solamente di terza mano e ciò non fa che alimentare equivoci e incomprensioni».

L’unica (magra) consolazione è che sembra essersi aperto uno spiraglio per far slittare l’inizio delle privatizzazioni almeno in provincia di Bolzano. «La Provincia ha una convenzione che scade nel 2015 ed è probabile che decida di farla rispettare. Se così fosse noi potremmo lavorare almeno per un altro anno con l’attuale contratto, ma in questo momento si tratta solamente di mere supposizioni. Nessuno, nemmeno i sindacalisti locali di riferimento, ci ha convocato per comunicari come stanno esattamente le cose». Anche in Trentino Alto Adige sono state aperte due partite Iva, una a Bolzano e l’altra a Trento, proprio in vista della privatizzazione, ma probabilmente non saranno utilizzabili, almeno nell’immediato. Nel frattempo le organizzazioni sindacali nazionali stanno organizzando uno sciopero a Roma per il 4 aprile prossimo al quale ci sarà con ogni probabilità anche una delegazione altoatesina. «Saremo comunque in grado - assicura il capoturno - di garantire le emergenze e i servizi di trasporto essenziali». La Croce rossa - dicono i sindacati - non ha rispettato i patti e ora vuole scaricare il peso di decenni di cattiva gestione sulle spalle dei lavoratori. Impossibile, a questo punto, continuare a fare finta di niente.

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