Natalità

Crollo delle nascite: -12% nel 2023: «L'Alto Adige non è il paradiso»

Ladurner, portavoce dell’Alleanza per le famiglie, contesta il quadro idilliaco tracciato da un servizio del “The new York Times” sulla politica altoatesina a sostegno di chi ha figli: «Un caso non rappresenta tutta la società»


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Il quadro idilliaco, descritto nell'articolo del “The New York Times e riportato con orgoglio anche nella pagina Facebook dell'ex assessora provinciale Waltraud Deeg, non corrisponde alla realtà. Sembra che l'Alto Adige sia il paradiso delle famiglie: non è così, purtroppo». È la reazione di Christa Ladurner, portavoce dell'associazione Alleanza per le famiglie, dopo aver letto il servizio del prestigioso quotidiano newyorkese in cui si racconta la vita di una famiglia bolzanina: padre, madre, sei figli.

L'Alto Adige viene raccontato “in controtendenza, con un tasso di natalità stabile da decenni”. «Il motivo - spiega il giornalista - è che il governo provinciale ha sviluppato nel tempo una fitta rete di agevolazioni per le famiglie, che vanno ben oltre i bonus una tantum per i neonati offerti dal governo nazionale. I genitori, infatti, godono di sconti su asili, prodotti per l'infanzia, generi alimentari, assistenza sanitaria, bollette energetiche, trasporti, attività di doposcuola e campi estivi. La provincia integra gli stanziamenti nazionali per i bambini con centinaia di euro in più a figlio e vanta programmi di assistenza all'infanzia, tra cui il progetto “Tagesmutter” che certifica gli educatori a trasformare i loro appartamenti in piccoli asili nido». Così invece Christa Ladurner.

Perché, secondo lei, non è reale il quadro che emerge?

Un singolo caso, ovvero una famiglia con sei bambini, non rappresenta tutta la società.

Qual è il quadro reale?

 Quello che conosco e mi raccontano le persone. Tanto che sempre più donne mi dicono che il secondo figlio non lo fanno, perché non se lo possono permettere. In Alto Adige abbiamo il costo della vita più alto d'Italia; i giovani, pur lavorando in due, fanno fatica a pagarsi l'affitto di un alloggio. Di acquistare poi non se ne parla proprio. Ma meglio ancora la realtà la descrivono i numeri.

E sarebbero?

Le nascite stanno calando rapidamente anche in Alto Adige. Nel 2019 sono nati 5.249 bambini; nel 2023, 4.671. Significa 578 in meno; pari a -12%. È il minimo storico delle nascite dal 1970 ad oggi.

Comunque, sempre meglio che nel resto del Paese che sta vivendo l'inverno demografico

Magra consolazione. In passato, in Alto Adige, il tasso di natalità era di 1,7 bambini per donna; oggi siamo a 1,56. In Italia 1,24. Per stare in equilibrio il tasso dovrebbe essere di 2,1 bambini per donna. Pochi in Europa raggiungono l'obiettivo. Ad avvicinarsi di più sono la Francia e alcuni Paesi nordici. Però non si può negare che in Alto Adige ci siano una serie di agevolazioni e contributi per chi ha figli ed in particolare per chi ne ha più d'uno. Ma più che contributi qui servono servizi, per consentire alle mamme di continuare a lavorare e alle nonne di non essere costrette a fare le baby sitter dei nipoti, accontentandosi di lavori part time. Sa quante sono le mamme che, in Alto Adige, si licenziano nel primo anno di vita del bambino?

Quante?

Oltre mille. Smettere di lavorare però, significa avere un domani dei buchi contributivi e condannarsi a percepire pensioni da fame.

C'è anche chi in realtà smette di lavorare per usufruire di maggiori contributi e benefici provinciali

Certamente. Ma è un errore madornale, soprattutto in prospettiva. Ci si licenzia dopo la nascita di un figlio, perché spesso c'è la lista d'attesa per un posto al nido o nelle microstrutture. Si tira avanti con l'assegno di disoccupazione (Naspi). In questo modo si abbassa il reddito familiare e si possono avere una serie di benefici e fondi garantiti dalla Provincia. Questa però non è una politica lungimirante per quanto riguarda le famiglie. Le donne, che per scelta o per necessità, lasciano il lavoro, ipotecano la loro vecchiaia. Si troveranno a vivere, domani, con pensioni da fame.













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