La storia

Il New York Times parla dell’Alto Adige e della sua rete di sostegno familiare

Sul quotidiano statunitense il tema trattato è quello della natalità costante della nostra provincia, mentre il resto del Paese soffre il crollo demografico. Foto: New York Times



BOLZANO. Sul quotidiano americano “The New York Times” viene raccontata la storia della famiglia Baldo, mamma, papà e sei figli che vivono a Bolzano. 

La vita di questa famiglia numerosa viene descritta passo per passo in una giornata qualunque, da quando il padre, Stefano Baldo, esce dal suo lavoro in un edificio comunale nel cuore del capoluogo altoatesino timbrando l'uscita dal lavoro in anticipo per la sua pausa allattamento. 

"È chiaro che non allatto" spiega Baldo al New York Times. E’ un amministratore dei trasporti di 38 anni, sua moglie a casa con un neonato e dato che uno dei genitori aveva diritto per legge a prendere il congedo, ne ha approfittato per poter andare a prendere gli altri bambini a scuola.

Le case piene sono diventate sempre più un ricordo in Italia, che ha uno dei tassi di natalità più bassi d'Europa e dove il primo ministro Giorgia Meloni, così come Papa Francesco, hanno avvertito che gli italiani rischiano di scomparire, si legge sul quotidiano statunitense.

L'Alto Adige con il suo capoluogo, però, va in controtendenza, con un tasso di natalità stabile da decenni. Il motivo, secondo gli esperti, è che il governo provinciale ha sviluppato nel tempo una fitta rete di agevolazioni per le famiglie, che vanno ben oltre i bonus una tantum per i neonati offerti dal governo nazionale.

I genitori, infatti, godono di sconti su asili, prodotti per l'infanzia, generi alimentari, assistenza sanitaria, bollette energetiche, trasporti, attività di doposcuola e campi estivi. La provincia integra gli stanziamenti nazionali per i bambini con centinaia di euro in più a bambino e vanta programmi di assistenza all'infanzia, tra cui il progetto “Tagesmutter” che certifica gli educatori a trasformare i loro appartamenti in piccoli asili nido.

"Se non investiamo nelle famiglie, non c'è futuro per nessuno di noi", ha dichiarato Waltraud Deeg, ex consigliere provinciale e artefice di alcune delle sue politiche familiari. "La famiglia è un progetto a lungo termine, quindi anche le politiche devono essere a lungo termine".

Questo approccio non solo distingue l’Alto Adige, ma si distingue in Italia anche per altri aspetti importanti che potrebbero rendere il suo esempio difficile da replicare.

L'Alto Adige, infatti, mantiene una certa indipendenza in materia di tasse e decisioni finanziarie e, dal punto di vista culturale, può sembrare un altro mondo, più austriaco, rispetto al resto d'Italia. La maggior parte delle persone parla ancora tedesco ed è più probabile che mangi i canederli di pane piuttosto che un piatto di pasta. L'area ha anche il più alto reddito per residente in Italia, secondo l'ISTAT.

Tornando al racconto della giornata del signor Baldo, dopo l’uscita dall’ufficio arriva alla scuola materna per prendere i suoi figli di 5 e 4 anni e poi recuperare un altro figlio più piccolo all’asilo nido. I quattro attraversano la strada fino al loro appartamento in affitto, dove la moglie del signor Baldo, Tiziana Balzamá, 39 anni, li accoglie con un neonato in braccio.

"È stata una mia scelta aspettare qualche tempo prima di tornare al lavoro", ha detto. Ma per le madri che desiderano tornare al lavoro la provincia offre anche asili nido pubblici a basso costo.

Secondo alcuni esperti, l'atteggiamento della provincia nei confronti degli assegni familiari è radicato nel desiderio di una cultura minoritaria, in un'area storicamente contesa, di mantenere viva una forte identità, incoraggiando le persone ad avere più figli. Questo fattore culturale diventa più chiaro se si guarda oltre il confine con il Trentino, l'altra parte - culturalmente più italiana - della regione.

Anche il Trentino ha investito molto nell'assistenza all'infanzia, spiega il New York Times. Il tasso di natalità è comunque sceso a 1,36 figli per donna, molto più basso di quello dell'Alto Adige e molto più vicino alla triste media nazionale.

"Anche la cultura locale gioca un ruolo importante", afferma Alessandro Rosina, importante demografo italiano. "E questo è difficile da esportare".

Il signor Baldo, che non parla tedesco, dice di essere italiano come tutti gli altri. Ha detto che la sua fede cattolica e l'affetto per il caos delle famiglie numerose - sua moglie è una di otto figli - hanno motivato la coppia ad avere figli, una decisione consentita dalle politiche provinciali.

Dopo aver lasciato i tre figli piccoli a casa, Stefano Baldo alle 16, va a prendere gli altri due figli più grandi, di 10 e 8 anni, con il suo furgone bianco. Vicino alla scuola saluta i pensionati volontari in giubbotto verde fluorescente, quelli che la provincia chiama "nonni vigili". Oltre a fungere da guardie di attraversamento, ha spiegato Baldo al New York Times, accompagnano i bambini a scuola al mattino in un programma chiamato "pedibus", ovvero autobus a piedi.

I figli del signor Baldo salgono sul furgone e tornano a casa dove si mettono a disegnare, ballare o prepararsi per l’allenamento di calcio.

"Molti dei nostri amici hanno uno o due figli perché vogliono vivere la loro vita. Ma qui, se volessero, avrebbero un aiuto", dice la signora Balzamà. "Abbiamo un'amica a Roma che ha quattro figli. Pagano un sacco di soldi per essere aiutati" conclude.













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