Cure negate al cane, i veterinari: «È la crisi, la gente non paga»

Parlano i titolari dello studio coinvolto nel caso del cucciolo investito e salvato solo dopo la garanzia della copertura dei costi: «È doloroso ma sempre più padroni non riescono a far fronte alle spese»


di Simone Facchini


BOLZANO. Da una parte, un numero crescente di proprietari di animali che non sono in grado di sostenere le spese veterinarie. Dall’altra, le cliniche che curano gli animali pur sapendo che dovranno fronteggiare sempre più crediti insoluti.

Non godono di alcun contributo pubblico, hanno ingenti spese da affrontare e, soprattutto nelle emergenze, si trovano in situazioni scabrose. Un episodio, che ha avuto vasta eco, può essere la molla per intavolare un confronto su una questione spinosa. Il fatto, come è noto, è accaduto alla fine di marzo, di sera, quando alla porta della clinica Città di Bolzano (chiusa a quell’ora) bussano due donne con il loro cane, un cucciolo, in gravi condizione dopo essere stato investito a Bolzano Sud. La vicenda ha fatto discutere perché le padrone del cane non avevano la disponibilità economica per pagare le cure, che sono state garantite solo dopo che sono intervenute due associazioni animaliste per coprire la spese. Ora i veterinari del “Città di Bolzano”, ricostruiscono quella giornata per dissolvere equivoci e malintesi.

«Le due donne sono arrivate da noi in forte stato di agitazione – raccontano i titolari della clinica - con un cane in braccio ferito dall’investimento da parte di un’auto. Il paziente è stato accolto da una nostra collaboratrice che ripetutamente ha chiesto di adagiare il cane sul tavolo visita per prestare le prime cure, senza ottenere risultati». Lo stato emotivo, in queste circostanze, complica le cose. A ogni modo, il protocollo raccomandato dall'ordine dei medici veterinari prima di eseguire qualsiasi prestazione dice di informare sulle procedure mediche ritenute necessarie e sul relativo preventivo. E così viene fatto. «Ma a questo punto le due donne hanno cominciato a urlare e a minacciare la collaboratrice che, intimorita, non è riuscita a calmarne gli animi». La vicenda si è svolta in pochissimi minuti, e una titolare presente in sede, attirata dalle grida, è giunta quando le due donne avevano lasciato la struttura “di loro volontà, e infatti ci siamo attivati per ricontattarle, ma si erano già dileguate”. Sono invece state rintracciate grazie all’associazione Sos Ada, che è riuscita a farle tornare in clinica. «Al rientro in struttura, una delle proprietarie si è scusata per il comportamento tenuto in precedenza. Il cane è stato curato e monitorato per tutta la notte, quindi sottoposto a esami del sangue, ecografie e radiografie. Il benessere del paziente è la nostra priorità e il nostro sentimento più forte è stata la felicità nel vedere il cagnolino fuori pericolo e scodinzolante il giorno dopo. Ma allo stesso tempo proviamo un forte senso di dispiacere per come si sono svolti gli eventi, per la loro drammaticità e velocità».

Purtroppo, però, si tratta di un caso esemplare di un fenomeno che sta assumendo proporzioni difficili da sostenere. I veterinari della clinica Città di Bolzano non nascondono la criticità della situazione: «Da tempo la nostra struttura è attiva per garantire un vero servizio h24, esclusivamente su base volontaria, con ingenti sforzi anche in termini di impegno del personale. Accade sempre più di frequente che i proprietari di animali non riescano a far fronte alle spese mediche per curare i loro amici e gli insoluti gravano completamente sulle strutture private, che non beneficiano di alcun contributo esterno. A questo si aggiunge che le strutture pubbliche non sono tenute a intervenire su animali di proprietà e le associazioni, che già fanno tanto, non possono riuscire ad aiutare tutte le persone che ne hanno bisogno». Il sasso è stato lanciato nello stagno: «Ci auguriamo che sia possibile prendere spunto da questo episodio per elaborare una strategia comune tra veterinari liberi professionisti, dipendenti pubblici del settore e istituzioni, che permetta di garantire un servizio di pronto soccorso sostenibile, sempre».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità