Delitto di Favogna, la difesa: Maryana non voleva uccidere

Il legale della giovane ucraina chiede la concessione dei domiciliari


Mario Bertoldi


BOLZANO. Maryana non voleva uccidere e al momento non ci sono oggettive esigenze di carattere cautelare che possano giustificare la sua detenzione in carcere. E' quanto hanno sostenuto davanti al tribunale del riesame gli avvocati difensori Beniamino Migliucci e Alessandro Tonon. La giovane ucraina non ha assistito all'udienza. E' rimasta nel carcere di Verona ove è stata trasferita da qualche giorno per una maggiore garanzia sanitaria (che nel carcere femminile scaligero è garantita 24 ore su 24) anche in considerazione della gravidanza ormai accertata. La cameriera (accusata di aver assassinato volontariamente il suo fidanzato Mehmet Yildirim, piastrellista turco di 26 anni) spera di poter essere ospitata dalla madre e di non essere costretta ad attendere la nascita del figlio dietro le sbarre. I suoi legali stanno facendo tutto il possibile per farla uscire. Ieri però il sostituto procuratore Igor Secco (che ha fatto proiettare in aula le immagini del luogo del delitto ed il coltello utilizzato per l'omicidio) ha confermato la linea dell'assoluta fermezza e ha chiesto il rigetto dell'istanza difensiva. Secondo il pubblico ministero vi sarebbe un concreto pericolo di fuga in quanto la donna potrebbe decidere di approfittare degli arresti domiciliari per sottrarsi ad una possibile pesante condanna per omicidio volontario. E' vero che la donna, se decidesse di tornare nel suo Paese, sarebbe soggetta all'estradizione (prevista tra Italia e Ucraina) ma è anche vero che potrebbe cercare rifugio in altri Paesi in grado di garantirle maggiore protezione. Ieri in aula gli avvocati difensori hanno avuto buon gioco nel ricordare che in caso di gravidanza della donna detenuta il legislatore ritiene che le esigenze cautelari debbono avere il carattere dell'eccezionalità, lasciando però alla discrezionalità del giudice il parametro di applicazione del principio astratto. Gli avvocati difensori della donna sono anche entrati parzialmente nel merito della vicenda, sottolineando che non può essere dato per scontato che al termine dell'inchiesta, tutt'ora in corso, la giovane ucraina sia chiamata effettivamente a rispondere di omicidio volontario, come contestato sino a questo momento. Secondo gli avvocati Migliucci e Tonon, infatti, vi sarebbero diversi elementi in grado di sostenere anche la tesi della preterintenzionalità. In altre parole la difesa ritiene che proprio la dinamica dell'omicidio dimostrerebbe la mancanza di volontà omicida da parte di Maryana Kaminska. In primo luogo perchè il colpo fu uno solo (anche se inferto in pieno petto) e non fu molto forte dato che la lama del coltello penetrò per appena quattro centimetri nelle parti molli del torace. E' poi vero che la donna estrasse il coltello dalla ferita dimostrando forse di avere l'intenzione di riutilizzarlo ma è anche vero (come sostiene la difesa) che la giovane ucraina quando si rese conto della situazione cercò anche di allertare subito i soccorsi tentando di tamponare la ferita con le proprie mani. I giudici si sono riservati la decisione.

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