Delitto di Varna: la banda dei cinque killer aiutata da un basista

È improbabile che gli assassini abbiano scelto per caso i boschi di Scaleres. A sparare sarebbe stato uno dei due fratelli usciti recentemente dal carcere


di Mario Bertoldi


BOLZANO. C’è un sospetto che sta tormentando gli inquirenti: che i due fratelli della banda criminale responsabile dell’esecuzione a sangue freddo nei boschi sopra Varna, non siano finiti sulla strada per Scaleres per caso. Si tratta di un sospetto concreto che porta a due considerazioni: che almeno uno dei killer abbia avuto a che fare in precedenza con l’Alto Adige ed in particolare con la val d’Isarco (magari per motivi di lavoro) o che gli assassini abbiano potuto godere dell’appoggio e delle indicazioni di un basista locale. È difficile pensare che una banda criminale pronta a tutto pur di mettere le mani su una somma rilevante di denaro, abbia affidato la parte conclusiva del piano (in parte fallito) al caso.

Anche per questo il sostituto procuratore della Repubblica Daniela Pol considera tutt’altro che risolto il caso dell’esecuzione dell’ immobiliarista rapito a Nizza e assassinato in Alto Adige. In primo luogo nelle prossime ore serviranno delle conferme ufficiali riguardanti l’identità della vittima. Non c’è nulla che possa far ritenere che il malvivente reo confesso abbia riferito il falso alla polizia ceca. Ma servono comunque riscontri concreti e scientifici per poter confermare che quello recuperato nei boschi di Scaleres è proprio il cadavere di Petru Vlachovi di 72 anni.

Rogatoria. Anche per questo il sostituto procuratore Daniela Pol intende procedere rapidamente ad una rogatoria internazionale tramite la quale poter interrogare direttamente i cinque presunti killer arrestati a Praga. Sarà anche necessario stabilire con certezza chi abbia materialmente sparato il colpo di pistola alla nuca della vittima con il proiettile che ha trapassato tutta la scatola cranica ed è fuoriuscito a livello del viso. Gli inquirenti dunque non avranno a disposizione nè proiettile ne bossolo del colpo esploso.

Il magistrato bolzanino intende anche verificare se qualcuno del gruppo criminale sia stato in passato in Alto Adige (ed in particolare nella zona di Varna) magari per motivi di lavoro. Trattandosi di lavoratori dell’Est, qualcuno dei cinque potrebbe essere stato in zona per lavori stagionali. In caso contrario si rafforzerà il sospetto che qualcuno possa aver indicato al gruppo la zona dove poter compiere l’omicidio lontano da occhi indiscreti con la possibilità di gettare subito il cadavere in un dirupo.

Niente autopsia. Ieri il magistrato non ha ritenuto di disporre l’autopsia sulla vittima. Il freddo e la neve hanno conservato il corpo in buone condizioni. Il viso ha mantenuto intatti i lineamenti principali e dunque il riconoscimento ufficiale del cadavere potrà avvenire anche con la convocazione a Bolzano della moglie o dei parenti più stretti della vittima. Non sarà necessario il Dna. Tramite rogatoria il pubblico ministero bolzanino Pol (che indaga per omicidio, sequestro di persona e violazione della legge sulle armi) intende anche interrogare tutti e cinque gli indagati in carcere a Praga. Nel corso del sequestro i banditi hanno agito su due auto diverse. Sarà dunque necessario ricostruire nel dettaglio tutte le fasi della vicenda, individuare chi ha messo a punto il piano criminale e chi abbia materialmente sparato e ucciso nella zona di Scaleres, molto probabilmente uno dei due fratelli coinvolti.

Nuove ammissioni. Intanto da Praga il killer che ha reso ampia confessione e che sta collaborando con gli inquirenti ha anche indicato che l’omicidio sarebbe avvenuto in Alto Adige tra il 7 ed il 9 marzo. Il 6 marzo l’immobiliarista ceco venne caricato di forza su un mezzo e rapito all’uscita dell’aereoporto di Nizza. La banda si sarebbe liberata del telefono cellulare della vittima a Montecarlo ed avrebbe poi tentato di ottenere bonifici di grosse somme dai conti correnti della vittima.

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