Delitto Heuschreck Ester Quici spera 

Il primo marzo la donna tornerà davanti ai giudici in appello Non sarà facile cancellare la condanna a 14 anni di carcere



BOLZANO. E’ stato confermato per il primo marzo, davanti alla corte d’assise d’appello di Bolzano, il giudizio di secondo grado a carico di Ester Quici, la giovane donna meranese finita sotto processo (dopo un periodo di carcerazione) con l’accusa di aver volontariamente provocato la morte del compagno Alessandro Heuschreck dopo un furibondo litigio avvenuto nel loro nuovo appartamento di corso Libertà a Bolzano. La donna, a giudizio per omicidio volontario, in primo grado venne condannata a 14 anni di reclusione con derubricazione dell’imputazione in omicidio preterintenzionale. Il ricorso in appello è stato promosso sia dalla difesa (con gli avvocati Beniamino Migliucci ed Enrico Lofoco) che dalla Procura. I difensori ritengono che l’imputata (che ha sempre negato in maniera risoluta proprie responsabilità nella tragedia) debba essere assolta, per lo meno per insufficienza di prove. La Procura sosterrà anche in appello la tesi diametralmente opposta e cioè che dagli atti emerga la prova della volontà della donna di provocare la morte del convivente con cui i rapporti sarebbero stati alquanto altalenanti. La posizione (per il momento rigida) della Procura difficilmente permetterà alla difesa di sondare con successo possibilità di intesa con la pubblica accusa (come previsto recentemente dalle nuove disposizioni procedurali) ottenendo una sensibile riduzione di pena in cambio della rinuncia (almeno in parte) dei motivi d’appello. Si tratta di una via per il momento non praticabile proprio perchè la Procura dovrebbe confermare l’accusa di omicidio volontario. Ricordiamo che nella sentenza di primo grado la corte d’assise (presidente Carlo Busato) rilevò che è indubbio che Alessandro Heuschreck venne ferito volontariamente dall’imputata con alcuni colpi di coltello durante la colluttazione che portò alla tragedia. Le modalità concrete di assestamento delle coltellate e la loro ripetizione - scrissero i giudici - escludono qualsiasi ipotesi colposa. Fu questo il passaggio chiave del filo logico seguito dalla Corte che portò alla condanna di Ester Quici a 14 anni per omicidio preterintenzionale. Come già accennato, l'imputata si è sempre dichiarata innocente ed i suoi legali hanno sempre cercato di giustificarne le bugie (raccontate nell'immediatezza dei fatti) con il tentativo di evitare interventi di tutela nei confronti dei figlioletti. In sentenza però i giudici puntualizzarono che nemmeno in aula , davanti alla Corte d'assise, la donna avrebbe raccontato la verità. Per la sentenza di primo grado risultarono decisive le perizie scientifiche nell'appartamento del dramma e l'analisi delle ferite da coltello (in tutto 18) rimediate dalla vittima in varie parti del corpo (una addirittura in punto di morte). Ester Quici ha sempre sostenuto che il compagno si fosse inferto tutte le ferite in un delirio autolesionistico. In realtà la Corte d'assise ritenne provato che sei ferite furono inferte dall'imputata «ed hanno certamente - si legge in sentenza - contribuito a generare il processo emorragico» che provocò la morte di Heuschreck. (ma.be.)

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