Delrio: il tricolore resti esposto nei rifugi

Il ministro: «La Provincia ha già fissato i nomi bilingui, ma la bandiera non venga usata come un’arma»



BOLZANO. «Il tricolore continui ad essere esposto sui rifugi»: dopo giorni di polemiche, arriva la presa di posizione del ministro Graziano Delrio sulla mozione approvata in consiglio provinciale. Più vaga invece la dichiarazione di Delrio sul tema dei nomi italiani dei rifugi.

Cancellare i nomi «fascisti» dai rifugi di proprietà provinciale e non prevedere più l’esposizione del tricolore: queste le indicazioni approvate da Svp, destra tedesca e Verdi (questi ultimi solo sul tricolore).

Il ministro Delrio ha ricevuto la relazione del Commissariato del governo, spedita anche al ministro degli interni Angelino Alfano.

Nel tardo pomeriggio di ieri la dichiarazione di Delrio. Questa la parte sui nomi: «Sulla segnaletica di montagna e in particolare sui nomi dei rifugi alpini, da considerarsi esercizi pubblici e sui cui la giunta provinciale ha deliberato nel 2009 la bilinguità, è stato raggiunto un accordo tra Provincia autonoma e governo, nel rispetto del bilinguismo e con lo specifico obiettivo di fissare una norma condivisibile, volta ad arginare improvvisazioni, che possa consentire di guardare avanti nella convivenza. L’accordo è uno strumento per la comunità altoatesina che può esser utile nella chiusura di una polemica di lunga data».

Insomma, Delrio ricorda che i rifugi sono bilingui anche per la Provincia e disapprova «improvvisazioni», ma non boccia esplicitamente la mozione, come fa invece sul tema del tricolore. Questo il passaggio: «Riguardo la previsione nella mozione di eliminare dai prossimi contratti di gestione dei rifugi l’esposizione della bandiera italiana mi auguro un ripensamento. Sono dispiaciuto infatti (anche da ex sindaco della città del Tricolore) che il Tricolore nazionale, che più volte abbiamo difeso come bandiera di tutti, simbolo del rispetto delle differenze di questo nostro grande Paese, venga usato come arma, sia per segnare confini tra le culture, sia per battaglia politica. I rifugi di norma espongono la bandiera della loro nazione, anche come segno che lì si trova riparo. Non sono leggi ma regolamenti e soprattutto sono buone abitudini. Vorremmo che nei rifugi su suolo italiano si continuasse a esporre una bandiera che è la bandiera dell’Italia di oggi, che guarda verso l’Europa e in cui tutte le culture si possono sentire a casa».

Di cancellazione dei nomi dei rifugi parla anche l’alpinista Reinhold Messner come possibile soluzione delle diatribe. «Si cerchino altri nomi, che mettano d’accordo tutti. Potremmo farlo in meno di un’ora», è la proposta di Messner (intervistato dalla Rai), che accusa di «nazionalismo» tanto il Cai che l’Avs. (fr.g.)

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