Demenze, 13 mila malati Le famiglie chiedono aiuto 

Le Memory Clinic di Bolzano e Merano non riescono a coprire tutto l’Alto Adige Seitz (Asaa): «Noi restiamo punto di riferimento, chi ha bisogno ci chiami»  


di Valeria Frangipane


BOLZANO. Purtroppo sono sempre di più gli anziani colpiti da una qualche forma di demenza. E chiunque abbia a che fare con loro sa molto bene quanto sia difficile, capirli, interpretarli, assisterli, decifrare sbalzi d’umore, manie.... e quanto sia difficile aiutarli.

«Se siete preoccupati per un vostro familiare o un amico ricordatevi che l’Associazione Alzheimer Alto Adige (Asaa) vi può dare supporto, consigli, informazioni sulle risorse disponibili sul territorio, sui gruppi di auto-aiuto ecc. Abbiamo anche un numero verde 800 660 561. Chiamateci!». Ulrich Seitz - presidente dell’Asaa - spiega che in Alto Adige tra le 12 e le 13 mila persone sono colpite da una qualche forma di demenza senile, circa 10 mila i malati di Alzheimer. Di questi, solo il 25% è preso in carico dal servizio sanitario, mentre il resto dei pazienti viene curato in casa da familiari o badanti: spesso però la mancanza di un’informazione adeguata fa sì che le possibilità di ricovero non vengano sfruttate appieno anche se va detto che purtroppo la nostra provincia non riesce a stare al passo con le richieste delle famiglie». E il panorama ci dice che l’incidenza delle demenze è in forte aumento - visto il progressivo invecchiamento della popolazione - e per il 2050 è previsto un raddoppio dei casi. La tragedia peggiore? La perdita della memoria alla quale i familiari non si rassegnano. Ecco un esempio. «Mia madre ci diceva che era andata a trovarla un’amica, ma non si ricordava chi fosse. Noi figli ci indispettivamo all’idea che non si ricordasse, solo dopo abbiamo capito che in realtà si trattava della badante». E questo è l’inizio poi la malattia peggiora. Non si ricordano e si perdono nel nulla nomi, volti, gesti e azioni che una volta erano quotidiani ed automatici. Seitz torna a chiedere con forza per l’Alto Adige risposte immediate. «Manca un Piano provinciale delle demenze con dati e numeri che ci diano l’idea del fenomeno e del suo sviluppo e questo per proporre soluzioni efficaci. Manca un piano provinciale della riabilitazione, come previsto anche questo dal nuovo Piano sanitario provinciale 2016 – 2020. Manca anche il registro demenze o una sorta di osservatorio... continuo a ricordare che non sappiamo dove sono ubicati e trattati casi di demenza, con quale risorse e con quale complessità). Mancano delle check-list concrete per i medici di medicina generale, per chiarire e monitorare sospetti dei disturbi cognitivi. Mancano medici - ci risulta che ci sono pochissimi i nuovi medici geriatri in formazione ed in arrivo in Alto Adige - e poi mancano infermieri specializzati e strutture dedicate. Servirebbe poi una collaborazione tra specialisti di varie branche, pensiamo alla complessità del caso demenza-depressione, o peggio ancora alla demenza,-Parkinson. Va anche detto che solo nel 30% dei casi il neurologo o lo psichiatria vanno regolarmente a visitare nelle nostre strutture socio-sanitarie pazienti con depressione e demenza. Mancano luoghi per la cura intermedia, per cure ed ospedalizzazione a breve termine per sgravare i familiari in situazione critiche. Le “Memory Clinic” di Bolzano e Merano non sono sufficienti per tutta la provincia. Mancano strutture di questo tipo a Brunico e Bressanone, con la conseguenza che i reparti di Geriatria degli ospedali di Bolzano e Merano sono oberate di richieste. Abbiamo solo due Geriatrie, ma secondo la nostra esperienza ci servirebbe almeno un terzo reparto. E poi - ci chiediamo - perché non coinvolgere il reparto di Neuroriabilitazione del professor Leopold Saltuari - all’ospedale di Vipiteno - che potrebbe essere sicuramente molto prezioso per dare una mano ai pazienti nelle questioni riabilitative. E mancano anche i cosiddetti “letti di transito”. Non ci sono nemmeno centri specifici per il trattamento dei disturbi cognitivi, comportamentali e sostegno alla famiglia, come ad esempio in altre realtà italiane (come ad esempio in Emilia Romagna)».













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