Democrazia diretta, legge congelata

La Svp chiede la chiusura anticipata del Consiglio. Pichler Rolle: «Fino a settembre cercheremo un accordo»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Niente da fare, troppe contestazioni e timori di una mobilitazione referendaria immediata. La Svp ha congelato ieri il proprio disegno di legge sulla democrazia diretta. Approvati alcuni articoli in consiglio provinciale, il capogruppo Elmar Pichel Rolle ha chiesto la chiusura anticipata della seduta. Consiglieri a casa all’ora di pranzo invece che a fine pomeriggio. Si riparlerà di democrazia diretta l’11 settembre, quando è previsto il prossimo consiglio provinciale e riprenderà la discussione sul disegno di legge. «Vedremo se in queste settimane di pausa ci saranno margini per trovare una intesa con alcuni dei gruppi», spiega Pichler Rolle.

La Svp si è trovata isolata con il proprio disegno di legge, come sulla legge elettorale, la toponomastica e la scuola. Opposizioni contrarie (a loro volta divise) e alleato Pd smarcato. «Se il testo della democrazia diretta resta così , ci asterremo», è la posizione ribadita anche ieri mattina da Christian Tommasini (Pd). Intanto anche ieri mattina l’Iniziativa per più democrazia ha proseguito il proprio sit in davanti al consiglio provinciale, con i militanti pronti a mobilitarsi, appena la legge fosse approvata, con una raccolta di firme per promuovere il referendum abrogativo del testo. Clima identico in aula, con il pronostico a metà mattinata di Roland Tinkhauser (Freiheitlichen): «Non c’è solo la mobilitazione dei movimenti. Basta la firma di 7 consiglieri per indire un referendum contro la legge Svp. Praticamente ci sono già. Non credo che la Stella alpina abbia voglia di votarsi la propria legge e avviarsi alla pausa estiva sapendo di doversi preparare a un referendum. Rinvierà la legge». Così è andata, anche perché la Svp contava solo su 17 presenze in aula. «Ma non solo per questo», ribadisce Pichler Rolle, «la richiesta di una pausa di riflessione è arrivata da più consiglieri di opposizione. Se c’è la possibilità di una intesa, tanto meglio».

Le critiche. A seduta sospesa, Riccardo Dello Sbarba (Verdi) dà la propria interpretazione: «La Svp sembra paralizzata. Blocca la legge sulla democrazia diretta, perché ha paura di trovarsi in primavera con un referendum contro questa democrazia diretta e magari pure un referendum contro la legge elettorale, se verrà approvata. Una doppietta terribile, che accompagnerebbe la Svp alle elezioni provinciali. Così prende tempo e magari recupera il Pd, che sente puzza di bruciato e sta sulle sue». Aggiunge Tinkhauser: «Sembrano avere perso la testa. Scrivono un testo sulla democrazia diretta che ha tutti contro. Sanno che rischiano di perdere il referendum, perché li martelleremo». Retropensiero di Dello Sbarba: «L’unico soddisfatto può essere Durnwalder. Un partito allo sbando avrà bisogno ancora di lui alle provinciali». L’Obmann Richard Theiner e Schuler rivendicano: «Ci siamo molto impegnati per arrivare a una formulazione il più possibile condivisa».

Le votazioni. La discussione si è interrotta sull’articolo 10, che riguarda le 4 mila firme necessarie per una richiesta popolare e le 8 mila per una iniziativa popolare.

Va ricordato che il disegno di legge prevede 38 mila firme per un referendum (a quorum zero) nel caso non si dia seguito alla delibera di iniziativa popolare. Un emendamento di Schuler riduce da 38 mila a 27 mila la soglia, se per la raccolta non si utilizza la carta elettronica. Donato Seppi (Unitalia): «Troppe firme. Gruppo italiano e ladino non potranno mai raccoglierle».

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