Docenti di sostegno, a Bolzano precari solo uno su quattro

A ruotare tra le varie scuole sono 48 insegnanti a termine Sono quasi 2 mila gli studenti con bisogni educativi speciali


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Mentre nel resto d’Italia la «giostra» degli insegnanti di sostegno colpisce la metà degli studenti - con effetti spesso traumatici sia sugli alunni con disturbi di apprendimento che sulle loro famiglie - l’Alto Adige, ed in particolare la scuola italiana, può essere considerata uno dei migliori esempi in termini di inclusione. E questo sebbene gli studenti che necessitano di «percorsi educativi speciali» siano poco meno di 2 mila, con il numero delle certificazioni per «Dsa» in costante aumento. «Da noi - sottolinea Vincenzo Gullotta, ispettore per l' Inclusione della scuola italiana - gioca a favore anche il fatto che tre docenti di sostegno su quattro siano di ruolo».

Numeri alla mano si tratta di 134 professori con il posto fisso e 48 docenti a tempo determinato. Mentre nel resto d’Italia aumentavano i precari in Alto Adige si è assunto. L’unico neo - forse - è che non tutti i ragazzi con disturbi di apprendimento riescono a frequentare i laboratori di «Canalescuola», che consentono agli studenti di imparare - con l’ausilio delle tecnologie - un metodo di studio per diventare autonomi. «Sì, questo è vero - ammette Gullotta - ma proprio per sopperire a questo problema stiamo formando i nostri docenti, con corsi interni e via web». Anche gli insegnanti a tempo determinato, tra l’altro, in Alto Adige devono fare un corso di 25 ore in Intendenza. «Altrove non è così. Noi, di sicuro, non mandiamo nessuno allo sbaraglio».

Le cifre in Alto Adige. Gli studenti altoatesini con «bisogni educativi speciali» sono saliti a quota 1.782, ma se ad essi aggiungiamo le 205 nuove richieste presentate dalle scuole sfioriamo quota 2 mila su un totale di 18.705 iscritti. Gli studenti «diversamente abili» sono 386, gli alunni con gravi disturbi di apprendimento – che devono essere necessariamente seguiti da docenti di sostegno – sono 382.

Serve continuità. «La maggior parte dei docenti di sostegno è di ruolo per cui la continuità è garantita. Per i docenti a tempo determinato - precisa Gullotta - se ritornano l’anno successivo nello stesso istituto per lo stesso incarico viene garantita la continuità. Situazione quindi completamente diversa rispetto ai dati nazionali».

Come avviene l’inclusione. «La scuola italiana in Alto Adige fonda l’inclusione degli alunni con Bes (bisogni educativi speciali ndr) sulla collaborazione tra team di docenti, tant’è che tutti gli insegnanti, insieme, sono chiamati alla realizzazione di un progetto formativo comune, coerente ed unitario attraverso una strategia pedagogica condivisa». È un’impresa ardua per gli insegnanti di classe, già gravati da diverse incombenze e sfide didattiche? «Niente affatto - ribatte Gullotta - con una formazione efficace e sfruttando le sinergie, anche con la famiglia, i bisogni di ogni singolo alunno si possono affrontare in modo adeguato. Una sola persona non sarebbe in grado di occuparsi di così tante differenze all’interno di una classe nella didattica ordinaria, nella quotidianità. Per questo è fondamentale l’aiuto e la collaborazione dei colleghi».

Dove bisogna migliorare. «L’insegnante di sostegno, oggi, ha compiti nuovi, più specifici ed impegnativi. Non è solo di sostegno al singolo alunno diversamente abile, ma lo è per tutto il gruppo-classe».

Anche per l’ispettore all’inclusione la preparazione degli insegnanti può e deve crescere. «Sarebbe utile e opportuno che gli insegnanti curriculari avessero ancora una maggiore preparazione per quanto riguarda le tecniche di mediazione pedagogica e la didattica inclusiva. In questo senso i servizi pedagogici offrono ai docenti un piano di formazione e aggiornamento in grado di fornire strumenti e metodologie utili per rafforzare la scuola inclusiva». «C'è tanto da fare – conclude Gullotta – ma credo che la nostra scuola sia la migliore in termini di inclusione. E che il cambiamento in atto darà presto i suoi frutti».

L’esempio virtuoso. Tra i percorsi virtuosi per sostenere e recuperare i ragazzi c’è «Canalescuola», che fornisce agli alunni un metodo di studio personale «ma anche le basi per sfruttare al meglio le potenzialità degli strumenti tecnologici compensativi». Particolarmente gettonato il laboratorio «Aiutami a fare da solo» che prevede sia attività individualizzate che di gruppo. Questi laboratori sono frequentati da 110 ragazzi tra i 9 e i 14 anni.

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