Bolzano

Dopo 56 anni la libreria “Europa” passa di mano 

Aperta nel 1965 in Corso Italia è da decenni uno dei baluardi culturali bilingui della città nuova. Le difficoltà crescenti: calo dei lettori, burocrazia sempre più invadente, margini piuttosto risicati


Davide Pasquali


BOLZANO. Tranquilli, il peggio non succederà, ovverosia la storica libreria Europa all’inizio di corso Italia non chiuderà, perché verrà rilevata da due nuove titolari, che per passione dall’autunno hanno deciso di mettersi in gioco. Ma per Waltraud Waibl, che aprì lo storico punto vendita nell’ormai lontanissmo 1965 (ai tempi nel tratto basso di via Cesare Battisti) e per il figlio Sven Miracolo (che ci lavora da trent’anni) è l’ora di dire stop.

A inizio ottobre, dopo 56 anni di attività ininterrotta, uno dei simboli della zona attorno a piazza Mazzini passerà di mano. Dopo oltre mezzo secolo, per la titolare è arrivato il sacrosanto momento della quiescenza, mentre il figlio ha vinto un concorso in Rai, dove da un paio d’anni lavora come tecnico radiofonico. Due anni trascorsi lavorando di qua e di là, in attesa di trovare qualcuno che subentrasse, perché la libreria di famiglia è molto più che un lavoro, è un pezzo di cuore. Un lavoro però sempre più difficile, specie in Italia. Sven racconta di una burocrazia sempre più invasiva e invadente, racconta che non si stacca mai nemmeno la domenica, che al mare ci si porta sempre dietro il laptop perché altrimenti è impensabile gestire ordini, arrivi, fatture, rese e quant’altro con una cosa come 150 differenti fornitori. Per non parlare di contabilità, fisco, imposte, tasse e bollette.

I lettori sono calati. Sven cita a memoria tutte le librerie che nell’ultimo decennio in città hanno chiuso i battenti, si sono ridimensionate, hanno tentato di avviare l’attività ma non ce l’hanno fatta. L’Europa funziona ancora, anche se certo con un’attività del genere non si diventa ricchi. Al supermercato i libri sono scontati. Le vendite librarie sul web sono sempre andate benissimo, come per il settore dell’elettronica. I libri scolastici, una volta un affare, sono diventati un peso aziendale e, quando va molto molto bene, al termine della stagione di acquisti a inizio anno scolastico, si va a pari. Certi ordinano, pagano 5 euro su 35 di libro, e poi non vengono a ritirare e a saldare.

A pesare sono molti altri aspetti tecnici, non però - a sorpresa - la pandemia Covid. Come racconta Sven, durante il primo stringente lockdown 2020, le librerie rimasero chiuse solo un mese anziché due come il resto dei negozi. E questo ha portato a tre fenomeni: pur di uscire di casa e stanchi di andare al supermercato, si entrava a far due chiacchiere anche in libreria; anche a causa del tanto tempo libero e dell’impossibilità di viaggiare, il numero di lettori è aumentato; infine, finché sei chiuso in casa vabbè acquisti anche sfruttando l’e-commerce, ma poi quando si riapre in tanti hanno capito: molto più bello sfogliare i volumi sugli scaffali, chiedere consiglio a librai e non a semplici commessi poco preparati.

Si tutela il negozio di vicinato, che è innanzitutto un luogo di cultura e socializzazione. Si presidia il territorio.

Sven e la madre Waltraud hanno impiegato un paio d’anni, per scovare qualcuno che desiderasse subentrare.

Perché mai si sarebbe voluto vedere la libreria trasformata in una rosticceria d’asporto. O nell’ennesima vetrina vuota.













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