Due notti al gelo per un bimbo autistico

La denuncia è di Binario 1: «Ha 5 anni ed è arrivato col padre. La Germania li ha respinti, qui hanno trovato le porte chiuse»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. «Per me si tratta soprattutto di una questione di civiltà: non è possibile che in una terra ricca come l’Alto Adige ci sia un bambino di 5 anni, tra l’altro con problemi di autismo, costretto a trascorrere due notti al gelo, a meno 11 gradi, al parco della stazione»: a denunciare il caso è stata ieri Sarah, una delle tante volontarie dell’associazione Binario 1, che periodicamente assiste i migranti in difficoltà. L’incontro con padre e figlio è stato casuale. «Sono andata in via Perathoner con alcuni conoscenti a portare dolci ai “fuori quota”, quando sono stata avvicinata da un egiziano, che vive a maso Zeiler. Mi ha riconosciuto e mi ha presentato un connazionale, respinto in Germania. Teneva in braccio un bambino e da due giorni cercava di essere ascoltato e aiutato». Padre e figlio - che hanno attraversato il Mediterraneo a bordo di uno dei tanti barconi di fortuna - al «Centro emergenza freddo» non sono nemmeno mai arrivati, ma si sono presentati, assieme alla volontaria di Binario 1, nella saletta della stazione presidiata dal team di Volontarius. «Abbiamo preso indumenti asciutti. Il bambino aveva i calzini e i piedi bagnati e si lamentava dal dolore. Dopo due notti al gelo mi sembra il minimo. Gli ho scaldato le dita con le mani e poi mi sono attivata per trovare loro una sistemazione di fortuna per la notte». Il padre - arrivato a Bolzano nella tarda serata di giovedì 5 gennaio - ha spiegato di aver bussato da più parti, ma vanamente. Complice il ponte per la Befana non sarebbe nemmeno riuscito a registrarsi, in modo tale da ottenere il permesso per trascorrere un paio di notti all’ex Alimarket, in via Gobetti. «In casi come questo - sottolinea Sarah, la volontaria di Binario 1 - ha un ruolo importante anche la lingua. Servirebbe subito un mediatore in stazione in grado di ascoltare e vagliare le singole situazioni. I migranti, altrimenti, si sentono abbandonati. In questo caso padre e figlio cercavano solo una sistemazione per pochi giorni, in attesa di prendere il treno per la Germania. Invece qualcosa è andato storto e loro sono finiti al parco della stazione». La terza notte (sabato 7) sono stati ospitati su un materassino alla chiesa evangelica in via Col di Lana, mentre ieri (domenica 8) si è offerta una famiglia di bolzanini che fa parte della rete di solidarietà messa in piedi da «Binario 1». «Casi come questo - conclude Sarah - non possono e non devono ripetersi».

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