Duemila sardine in piazza Mazzini

Bolzano. Duemila sardine in piazza Mazzini. Aria nuova, fresca, non ghiacciata - nonostante la temperatura intorno allo zero - ma invece calda rispetto al messaggio che si voleva dare. C’è bisogno di...


Maurizio Dallago


Bolzano. Duemila sardine in piazza Mazzini. Aria nuova, fresca, non ghiacciata - nonostante la temperatura intorno allo zero - ma invece calda rispetto al messaggio che si voleva dare. C’è bisogno di partecipazione, di una rivoluzione che sia personalistica e comunitaria insieme, per dirla alla Mounier. E allora solidarietà, accoglienza, rispetto, diritti, inclusione, non violenza e antifascismo. Un popolo delle sardine formato soprattutto dai delusi dalla politica, spesso elettori di sinistra. «Siamo apartitici», dicono gli organizzatori, «ma non apolitici». E allora non poteva mancare «Bella ciao», intonata a più riprese. Senza dimenticare Ligabue. Ecco spuntare Lidia Menapace. «È un buon segno quando le piazze si riempiono», dice al microfono, prendendo la parola. Poi ride, quando parla di «via alcolica al socialismo», per scherzo, ma non troppo. «Bello manifestare un’apertura all’umanità», ancora la ex senatrice.

Tanti a partecipare, bolzanini di tutte le età: giovani e meno giovani. Nato poco più di un mese fa a Bologna, il movimento ha già riempito diverse piazze in tutta Italia. Ieri, nel capoluogo altoatesino, niente simboli o bandiere di partito. Ma tante sardine, delle misure e dei colori più disparati. È vero, c’era anche una certa curiosità, ma la stragrande maggioranza dei presenti erano lì per testimoniare la volontà di partecipare, di lanciare un messaggio di pacifica convivenza, contro il populismo e il razzismo. Tra i tanti, anche politici- quasi tutti del centrosinistra - e sindacalisti. Tra gli ultimi, ad esempio, anche la segretaria provinciale della Cgil, Cristina Masera e Stefano Parrichini del medesimo sindacato. Poi il popolo. Ci scorgi pure il vicino di casa, che non ti aspetti. Oppure il preside in pensione, Carlo Runcio, tra i più amati del recente passato nelle scuole in lingua italiana.

Si parte alle 18.30 precise. Niente palco, ma un microfono con amplificatore e altoparlanti. Si vuole dare anche un messaggio a cavallo delle lingue e gruppi linguistici. E così la scaletta prevede l’apertura con la lettera della senatrice a vita Liliana Segre, letta da Manuel Zorzetto. Poi il manifesto della sardine bolzanino-altoatesine con Nausicaa Mocellin, quindi le parole della Merkel dette dalla cancelliera tedesca ad Auschwitz, sciorinate in tedesco da Arne Arens, studente a unibz e poi ancora uno scritto di Göring, gli articoli della Costituzione letti da Giovanni Gottardo, la lettera dei Sinti, stralci di un rapporto Censis con Adriano Moruzzi. Si ascolta, si applaude, si battono i piedi per terra per il freddo. E, infine, tutti a cantare «Bella ciao». Dopo un’ora, manifestazione terminata. Resta la sensazione di qualcosa di nuovo, di un volontà di uscire dal guscio e partecipare ad un cambiamento. Cultura, spirito critico, non violenza, apertura al dialogo. «Sono scelte che portano in mare aperto, dove è difficile nuotare, ma che ti fanno andare lontano», dicono al microfono. «Auguro una buona nuotata a tutti», ancora una ragazza sul palco. Tra i presenti Marco Cavattoni, figlio di Andrea, un partigiano messo al muro ed ucciso davanti alla Lancia. «I giovani che scendono in piazza sono il sale della democrazia ed è importante battersi contro il populismo, visto che proprio dal popolismo è poi nata una dittatura come il fascismo», così Cavattoni. «Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita. Per troppo tempo avete tirato la corda. L’avete tesa troppo, e si è spezzata. Avete scelto di affogare i vostri contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota. Di quei contenuti non è rimasto più nulla», dicono le sardine, definendosi «un popolo di persone normali, di tutte le età». Come, ieri, in piazza Mazzini. «Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono. E torneremo a dargli coraggio, dicendogli grazie», un altro dei temi di giornata. «È chiaro che il pensiero dà fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce. Anzi, è un pesce. E come pesce è difficile da bloccare, perché lo protegge il mare», è la chiosa finale. Un mare che si è manifestato adesso anche a Bolzano.













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