Durnwalder a giudizio per peculato

Accolte le richieste della Procura. Rispoli: «Un monarca scollegato da ogni controllo, disattese le norme sui conti pubblici»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. «Un monarca scollegato da ogni ipotesi di controllo». E’ questa l’immagine delineata in aula ieri, durante l’udienza preliminare davanti al giudice Emilio Schönsberg, dal procuratore Guido Rispoli con riferimento alle modalità di gestione del cosiddetto fondo riservato da parte dell’ex governatore Luis Durnwalder. L’udienza si è conclusa con il rinvio a giudizio dell’ex presidente che dovrà rispondere in un pubblico dibattimento di peculato (in relazione all’utilizzo di 70 mila euro l’anno per otto anni) e (per un episodio marginale) di finanziamento illecito ai partiti in relazione ad un contributo elargito al movimento giovanile della Volkspartei per l’organizzazione di un congresso. Il processo è stato fissato davanti al tribunale (in composizione collegiale) al 9 febbraio 2015. La posizione processuale dell’ex presidente è giuridicamente complicata perchè il processo si annuncia in punta di diritto. L'atto d'accusa è costituito da 172 cartelle dattiloscritte con le tabelle delle spese contestate, tutte comunque effettuate sulla base di quanto previsto dalla legge provinciale ad hoc dell'agosto 1994. Il periodo contestato va dal 2004 al 2012 per una somma complessiva di 556.189,65 euro. L'ex governatore non è accusato di aver utilizzato per fini personali i soldi disponibili del fondo, ma di averli usati in maniera non conforme alle norme generali della contabilità pubblica che non possono essere disattese da una semplice legge provinciale. A fare da battistrada su questo punto c'è il pronunciamento della Corte di Cassazione del 2009. Anche in assenza di un obbligo di rendicontazione - sottolineò la Cassazione - non si può mai sottrarsi all'obbligo di una adeguata giustificazione contabile quando vengono utilizzati soldi pubblici strettamente collegati alla funzione amministrativa. Potere di spesa. «Non è compatibile con la Costituzione - scrisse la Cassazione - l'ipotesi di un potere di spesa di denaro pubblico sottratto ad ogni tipo di controllo». L'atto di accusa del procuratore Guido Rispoli si basa su a questi principi ed è suddisivo in cinque capitoli. Il più corposo è il primo, per una spesa di 343.470 euro: riguarda importi corrisposti a terzi ("uti princeps") a titolo di elargizioni, offerte o donazioni in assenza di una «giustificazione causale certa». Lo stesso Durnwalder ha ammesso di aver impiegato importi (per complessivi 180.731,92 euro) anche per spese dichiaratamente private compensate - sostiene la Procura - con crediti personali privi di requisiti di certezza e legittimità per presunte anticipazioni personali dello stesso presidente.

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