Durnwalder: basta liste d'attesa in ospedale

Al San Maurizio si profila il blocco o la riduzione delle visite private


Antonella Mattioli


BOLZANO. Questa mattina l'assessore alla sanità Richard Theiner, su richiesta del presidente Luis Durnwalder, presenterà alla giunta una dettagliata relazione sui tempi d'attesa per avere una visita specialistica al San Maurizio. Si parla di 209 giorni per dermatologia, 160 a reumatologia, 153 per urologia, 147 per oculistica. E ancora: 105 giorni per una visita dal fisiatra e 93 dall'otorinolaringoiatra. Tempi che ovviamente si riducono drasticamente pagando o in caso di urgenze. Come intendete intervenire per ridurre le liste d'attesa? «Innanzitutto voglio verificare la fondatezza delle proteste che continuo a ricevere sui tempi d'attesa». E poi? «Sentiremo le proposte dell'assessore Theiner. Certo è che se i tempi d'attesa, in certe specialità, sono quelli che dicono è chiaro che la gente ha ragione a lamentarsi e noi dobbiamo intervenire». Ha qualche idea? «Dobbiamo far rispettare le direttive della giunta provinciale che prevedono il blocco delle visite private (intramoenia) nei reparti con liste d'attesa superiori ai 60 giorni». Quindi in certi reparti, fin da ora, si può prevedere un blocco delle visite private. «Se non un blocco una riduzione delle ore da riservare all'intramoenia, mi pare inevitabile». I medici già oggi si lamentano perché hanno solo 3 ore alla settimana per le visite private contro le 20 di Trento e le 40 del resto d'Italia. «È vero che qui ci sono meno ore per l'attività privata all'interno delle strutture ospedaliere, ma è anche vero che i medici guadagnano di più. In ogni caso, la giunta deve evitare una medicina a due velocità: lentissima quella pubblica, rapidissima per chi ha la possibilità di pagare». I medici annunciano battaglia, non hanno alcuna voglia di mollare. «Non mi spavento, devo pensare a quello che è l'interesse di tutti i cittadini». Lo studio Pasdera ha rilevato che, a parità di servizi, in Alto Adige la sanità costa un 15,5% in più che nel resto d'Italia. «È semplicemente una conferma di quanto già sapevamo: la sanità altoatesina costa intorno ai 2.200 euro per abitante contro i 1.800-1.900 di altre realtà. La differenza la fa la qualità: da noi i pazienti non devono portarsi da casa lenzuola, piatti e posate. Ci sono comunque anche aree dove si spende di più che da noi: in Austria e in Germania, in centri dove si fa molta ricerca, si arriva anche a 2.800-3.600 euro pro capite». Dalla sanità ai rifugi: Cai e Avs si dicono pronti a gestire unitariamente dal 2012 i 25 rifugi passati dalla Stato alla Provincia. Ma secondo il presidente del Cai Broggi lei avrebbe bloccato la pratica. «In effetti è così». Punta ad una società mista di cui faccia parte anche la Provincia. «Mi sembra il minimo che si possa chiedere. Visto che proprietaria è la Provincia e quindi la collettività. Mi pare che qui ci si dimentichi di questo particolare tutt'altro che secondario. Vorrebbero avere mano libera sulla gestione e che noi ovviamente ci mettessimo i soldi. Non è possibile perché anche i soldi sono di tutti e quindi dobbiamo vigilare». E per quanto riguarda il rifugio «Bolzano al Monte Pez» di proprietà della sezione Cai di Bolzano che non fa parte della lista dei 25? «Mi pare che il Cai non abbia ancora deciso cosa fare. Io comunque sarei disposto a rilevarlo per evitare le continue vertenze». Pagando ovviamente. «Ovvio». Da quel che si capisce il Cai vorrebbe vedere riconosciuto il lavoro di manutenzione e conduzione fatto in questi anni. «In questo caso sanno bene cosa significa essere proprietari di qualcosa. Solo se la proprietaria è la Provincia si pensa di poter fare quello che si vuole». Cosa si aspetta dall'incontro di giovedì sulla segnaletica di montagna con il ministro Fitto? «È un incontro interlocutorio: continua la discussione sulla segnaletica di montagna».

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