Ecodonne per risanare gli edifici storici

Grazie a sei ricercatrici dell’Eurac il consumo di energia si riduce fino al 75% Sono esperte di ingegneria e architettura e garantiscono soluzioni hi-tech


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Per risanare gli edifici storici l'Eurac – ed in particolare l'Istituto per le energie rinnovabili di Bolzano – ha deciso di puntare su un team tutto al femminile. «Ecodonne», italiane e tedesche, con una determinazione e una preparazione fuori dal comune. Nella squadra ci sono ingegneri, architetti, ma anche esperte di ricerca e conservazione. Fra loro non ci sono invidie, non prevalgono i personalismi ma il desiderio di fornire consulenze mirate con un approccio tecnologicamente di primissimo livello e una grande cura dei dettagli. Nel laboratorio in cui lavorano si sono fatte sistemare un muro pesante, spesso una cinquantina di centimetri, che è uno degli elementi chiave dell’ambizioso progetto. A raccontarci come si sta sviluppando la ricerca - in piedi da poco meno di un anno - è stata Alexandra Troi, vice direttrice dell’Istituto per le energie rinnovabili.

Un team di sole donne, perché?

«In realtà non è stata una scelta voluta, ma ogni volta che cercavamo un nuovo profilo abbiamo riscontrato più interesse tra le professioniste donne che non tra i colleghi maschi. Ad accomunarci, forse, è il fatto di essere affascinate (tutte) dall'opportunità di risanare edifici storici. Quelli sotto tutela delle Belle Arti sono solo il 2-3 per cento, mentre il 15 per cento in Europa è stato realizzato prima del 1919 e il 26 per cento prima del 1945. E questo è un po' il nostro target. Non ci occupiamo di palazzine degli anni Settanta e Ottanta, per le quali si ricorre solitamente a soluzioni standard».

Chi fa parte della squadra?

«Io sono ingegnere, Elena Lucchi fa l'architetta ed è un’esperta di conservazione, Franziska Haas è germanica e si occupa di architettura, Dagmar Exner dopo un’esperienza come falegname ha concluso con successo alcuni master in architettura, Francesca Roberti è un ingegnere di Bolzano mentre Michela Pascucci è architetto».

Com'è il clima lavorativo? Prevale l'aspetto tecnico nelle discussioni?

«Certo che si. L'ambiente è ideale anche perché a tutte noi sta a cuore il risultato finale. Cerchiamo sempre di trovare la soluzione migliore che cambia da edificio a edificio».

Di quanto è possibile ridurre i consumi dei palazzi storici?

«Riusciamo ad arrivare ad un quarto del valore iniziale, con risparmi fino al 75%».

Di quali edifici vi siete già occupate?

«Casa della Pesa e residenza Kofler a Bolzano ma anche di Villa Castelli al lago di Como. Forniamo consulenze mirate agli studi di architettura ma ci confrontiamo anche con simulazioni termoidrometriche e calcoli termodinamici. Cerchiamo di capire quanto può incidere l'umidità in un dato contesto. C'è poi la parte tecnica con la ricerca, ad esempio, del miglior produttore di infissi per ottimizzare il risultato finale in un dato progetto».

Nell’ambito del risanamento energetico delle palazzine storiche la vostra attività fino a dove può spaziare?

« Copriamo sostanzialmente tre livelli: lo studio di soluzioni per la riqualificazione energetica, il supporto concreto a progetti di restauro conservativo e risanamento energetico e il supporto allo sviluppo di piani energetici per i centri storici».

Qual è il vostro obiettivo in prospettiva?

«Quello di risanare più edifici in ambito locale, con l'accompagnamento e il coordinamento delle varie iniziative. Siamo convinte che ci sia ancora molta da strada da fare e proprio grazie alla nostra competenza specifica siamo in grado di mediare tra chi si occupa di conservazione e chi cura la parte più tecnica di un progetto, dai primi ragionamenti fino alla parte esecutiva vera e propria».

E per questa nicchia di mercato in particolare le donne sembrano avere davvero una marcia in più.

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