edilizia popolare

Emergenza casa a Bolzano, l’Ipes: «Noi acceleriamo, ma il Comune ci dia i terreni»

La presidente Tosolini replica al sindaco: «A Druso est e Aslago tempi lunghi causa burocrazia». Per i prossimi anni nel capoluogo in programma un centinaio di alloggi; servono nuove aree per rispondere al fabbisogno
IL SINDACO L'affondo di Caramaschi


Antonella Mattioli


BOLZANO. «È vero, noi dobbiamo accelerare, ma per farlo abbiamo bisogno di sburocratizzare le procedure che precedono l’avvio di un cantiere. Anche il Comune però deve fare la sua parte, pianificando da subito quello che sarà lo sviluppo della città. Per intenderci, abbiamo bisogno di sapere oggi dove potremo costruire fra cinque-sei anni». Francesca Tosolini, presidente dell’Ipes, risponde così al sindaco Renzo Caramaschi che esorta l’Istituto a fare di più, partendo subito con i lavori in fondo a viale Druso.

In mezzo ai condomini di privati e cooperative, dove le prime famiglie si sono insediate già nel 2018, c’è un’area vuota assegnata appunto all’Ipes. Il programma prevede la realizzazione di una torre di legno di 11 piani, la più alta d’Europa, con una trentina d’alloggi; oltre alla costruzione di una scuola materna. I bambini che sono nati a Druso est e che secondo i piani delle famiglie avrebbero dovuto frequentare l’asilo sotto casa, andranno nella migliore delle ipotesi alle elementari, quando la struttura sarà pronta. Questo è uno dei tanti esempi che danno la misura della velocità dei privati e della lentezza del pubblico.

Scusi presidente, ma l’Ipes al momento può edificare a Druso est e ad Aslago, dove c’era il Convitto. Sono entrambi fermi da anni, come si spiega tanta lentezza in una città che soffre per la mancanza di alloggi?

Per quanto riguarda Druso est è un problema di burocrazia che però sembra ormai superato. Il cronoprogramma prevede l’appalto il prossimo anno e l’inizio dei lavori entro fine 2023: saranno realizzati 30 alloggi. Ad Aslago invece, dove al posto dell’ex Convitto sono previsti 65 alloggi, il ritardo si spiega col fatto che si è voluto sfruttare il bonus cubatura e questo ha comportato che si facesse un nuovo progetto. Ad Aslago abbiamo inoltre in previsione la demo-ricostruzione di cinque palazzine, per un totale di 65 alloggi.

Tempi?

Ci sono dentro ancora alcuni inquilini.

E intanto la lista di chi aspetta un alloggio Ipes si allunga.

Il pubblico deve fare i conti con una burocrazia che rallenta tutte le procedure. È su questo che bisogna concentrare gli sforzi, perché una volta che un cantiere è aperto, i lavori procedono in maniera spedita. Io faccio parte della Commissione legale appalti nazionale che ha come obiettivo proprio quello di sburocratizzare. Però attenzione, anche i Comuni devono darsi da fare per individuare, in tempi rapidi, i terreni da assegnare all’Istituto.

La Provincia ha scritto a tutti i Comuni sollecitandoli ad individuare aree per l’Ipes.

È così ma le risposte tardano ad arrivare. Non ci si rende conto che, dal momento in cui viene individuata un’area, servono poi alcuni anni - nella migliore delle ipotesi - per partire con i lavori.

Quanti sono gli alloggi Ipes che si liberano ogni anno?

Circa 400.

Non si può accelerare un po’ anche sulle ristrutturazioni?

È quello che stiamo facendo. Negli anni però su un patrimonio di quasi 14 mila alloggi, distribuiti in tutta la provincia, circa 600 sono rimasti fermi.

Cosa significa “fermi”?

Che per una serie di motivi sono rimasti vuoti perché dove-vano essere ristrutturati prima di essere riassegnati.

E adesso si è partiti con il programma di ristrutturazione?

Siamo partiti, nel 2021, con un nuovo sistema di risanamento.

La novità in cosa consiste esattamente?

Che mettiamo in gara per la ristrutturazione blocchi di trenta alloggi alla volta. E questo rende tutto più facile e più veloce. Purtroppo quest’anno ci sono stati una serie di rallentamenti dovuti alla difficoltà nel reperimento delle materie prime. Oltre al fatto che rispetto alle previsioni iniziali, i costi sono aumentati notevolmente.

E i programmi come li finanziate?

Anche con il mutuo da 125 milioni di euro che abbiamo stipulato lo scorso anno. I tempi cambiano; le esigenze aumentano, dobbiamo autofinanziarci.

La media dell’età dei vostri inquilini è piuttosto alta, molti abitano in alloggi sovradimensionati rispetto a quando, nella stessa metratura, abitava una famiglia: quanti accettano la proposta di spostarsi in appartamenti più piccoli?

Una parte accetta la nostra proposta di traslocare; altri chiedono di restare, pagando la differenza. Perché hanno passato una vita in quel quartiere e a quella casa li legano tanti, troppi ricordi. È chiaro però che pensando alla progettazione delle nuove abitazioni, bisogna tener conto di quelle che sono le esigenze di una popolazione sempre più anziana e formata sempre più da single.













Altre notizie

Attualità