Economia

Energia, la Provincia: difficile tagliare i prezzi 

L'assessore Vettorato risponde alla richiesta di più autonomia elettrica di Federazione energia e Camera di Commercio: «Potrebbe portare dei vantaggi, ma occorre valutare bene che il nuovo assetto non comporti eccessivi oneri»



BOLZANO. «Il parere? Come contenuto non è particolarmente nuovo, ci sono però alcuni spunti interessanti che vale la pena approfondire».

Parla così l’assessore provinciale all’ambiente Giuliano Vettorato che interviene in merito al parere presentato dalla Federazione Energia Alto Adige - Sev e dalla Camera di commercio di Bolzano al Consiglio provinciale secondo il quale «possiamo permetterci più autonomia elettrica».

Relazione illustrata nel corso di un’audizione sul tema «Approvvigionamento energetico dell'Alto Adige».

«La Provincia - si legge - può istituire un’autorità di regolamentazione autonoma per il settore energetico. Inoltre, c'è un margine di manovra che permetterebbe di regolare il mercato locale dell’elettricità con interventi sui prezzi». E ancora: «Nel regolare il settore dell’energia, lo Stato sta esercitando competenze che in realtà apparterrebbero alla Provincia. Quindi – secondo il parere degli esperti legali (Peter Hilpold dell’Università di Innsbruck e Paolo Riva dell’Università di Padova) – la Provincia deve istituire una propria autorità di regolamentazione».

«Se da una parte - riprende Vettorato - una maggiore autonomia del mercato energetico può portare dei vantaggi, va valutato molto bene che dall’altra non comporti eccessivi oneri. Prima di tutto si dovrebbe capire cosa di preciso si intende con settore energetico: l’idroelettrico, il gas, il teleriscaldamento? Tutti o solo una parte? Poi dobbiamo guardare solo il lato della formazione del prezzo, o anche la produzione, il trasporto energetico ed il dispacciamento (l'attività di gestione e di bilanciamento dei flussi di energia)? Come sono intersecati questi ambiti tra di loro? Ammesso che sia possibile scegliere la strada dell’autonomia - ed avanzo delle perplessità - chi si occuperà in futuro della realizzazione delle grandi opere di trasporto che attualmente paga Terna. Se non si contribuisce poi con gli oneri di sistemi previsti nel prezzo, chi li paga? Lo Stato? Avrei i miei dubbi! La Provincia? E allora che facciamo, li inseriamo nelle tariffe?».

Vuol dire che alla fine rischia di pagare il cittadino.

«Per il dispacciamento locale - continua l’assessore - Edyna riceve una compensazione da Arera (perequazione di sistema aziendale). Dobbiamo stare attenti perchè in zone montane le infrastrutture di dispacciamento sono particolarmente costose e poi noi abbiamo l’ esigenza di interrare tutto. E poi cosa succederebbe con questa nuova autorità indipendente da Roma qualora i prezzi dovessero scendere? Siamo sicuri che un sistema di autonomia energetica ci porterebbe a diminuire la burocrazia? E che facciamo se i prezzi scendono e ci troviamo ad aver messo in piedi un “ mostro” che magari non serve come pensavamo dovesse accadere? La raccolta dati di cui tutti si lamentano dovremmo farcela noi? E ancora possiamo realmente pensare di poter dire ai produttori a che prezzo devono vendere l’energia? Esiste una borsa per questo. Quale potrebbe essere la nostra reale capacità di manovra? Qualora dovessimo importare energia, da chi andremmo a prenderla?». I punti di domanda sono infiniti.

«Lo studio - conclude Vettorato - contiene tanti spunti interessanti. La giunta provinciale però in questo momento non sta analizzando a 360 gradi non solo gli aspetti giuridici ma anche quelli economici. Su questo si sta lavorando da un po’ di tempo e per questo la giunta martedì darà il la ad un grande progetto di ricerca su questo tema».

Sulla questione interviene anche Flavio Ruffini, direttore dell’Appa (Agenzia provinciale per l’ambiente)

«Il parere? Anche per me contiene spunti interessantissimi che vanno approfonditi e valutati con grande attenzione. La giunta provinciale va in tale direzione. Ma si tratta di un lavoro molto complesso dal punto di vista giuridico, economico e soprattutto tecnico. Diventare autonomi da una parte, porta difficoltà ad altre parti. Cosa succederebbe per esempio con gli investimenti sulle infrastrutture di trasporto? E questa è solo una delle tante domande a cui siamo chiamati a rispondere».













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