Bolzano

Femminicidio di Alexandra Mocanu, i vicini di casa in aula: «L’avevamo vista con lividi al volto»

Ascoltati come testimoni al processo, hanno riferito di frequenti liti e grida che arrivavano dall’appartamento in cui la donna viveva con Avni Mecja, il compagno che ha confessato l’omicidio (foto DLife)



BOLZANO. «Non li conoscevo, ma tra agosto e settembre avevo incontrato Alexandra due volte in ascensore. La prima avevo notato un livido blu sotto l'occhio. Mi sono sporta verso di lei, ma si è ritratta e ha nascosto il volto, quindi ho lasciato perdere, pensando che magari fosse semplicemente caduta. La seconda qualche settimana dopo: era al telefono e piangeva, mi ha dato l'impressione che stesse scappando di casa. E lì ho sospettato che fosse successo qualcosa». Sono le parole di una dei quattro vicini di casa ascoltati in Corte d'assise a Bolzano, in qualità di testimoni dell'accusa, nel processo per il femminicidio di Alexandra Elena Mocanu in viale Trieste.

I vicini hanno riferito di liti frequenti e di grida provenienti dall'appartamento della vittima e del compagno, Avni Mecja, reo confesso dell'omicidio avvenuto la sera del 22 ottobre 2022.

In aula anche i parenti dell'imputato, con i genitori che hanno raccontato delle fasi immediatamente successive al delitto: il messaggio di Mecja alla madre, in cui diceva di essere ricercato e di essere in viaggio per l'Albania, la denuncia alla polizia, la partenza in tutta fretta, l'incontro con il figlio in un bar, a Kavajë, e la confessione, prima di convincerlo a tornare in Italia per costituirsi. 













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