Festeggia i 77 anni con 77 “diari” dei suoi 77 viaggi 

Il singolare compleanno di Sieglinde Tatz Borgogno: una mostra con dipinti, sculture e 77 misteriose teche nere


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Settantasette anni raccontati attraverso settantasette teche. Festeggia il compleanno con una mostra, che si inaugura oggi alle 18 e rimarrà aperta fino al 31 gennaio nei locali de “La Stanza” di via Orazio 34a, la scultrice e pittrice bolzanina Sieglinde Tatz Borgogno.

All’ingresso una scultura in bronzo: la grande passione dell’artista che in questi quindici giorni di esposizione (orari 17-19 dal lunedì al venerdì; 10-12 il sabato) spiegherà con delle dimostrazioni pratiche come l’idea si trasformi prima in un calco di gesso, per diventare poi una scultura. All’interno il primo quadro è l’autoritratto di una Sieglinde giovanissima; poi una serie di acquerelli. Ma la parte, forse più interessante dell’esposizione, è racchiusa nelle 77 teche nere, allineate una accanto all’altra. Sul dorso una data e un Paese, le apri e in ognuna ci scopri una cinquantina tra acquerelli, schizzi, a volte sono solo semplici appunti che ti portano in giro per il mondo.

Nel 1995 ci sono i paesaggi greci: pochi tratti per raccontare con i bianchi che sfumano nel grigio, i monumenti più famosi; poi esplodono i colori: il giallo del sole, il marron della terra arsa dal caldo torrido, il blu intenso del mare. Tre anni dopo - è il 1998 sembra ieri ma sono passati 20 anni - l’artista è in Argentina: quadretti di dimensioni diverse racchiudono dai laghi glaciali alle pianure della Pampa; dalle mandrie di cavalli ai giocatori di carte seduti al bar. Negli anni più recenti ci sono i viaggi raccontati sempre con lo stesso stile in Irlanda, Myanmar, Namibia, Iran. «Io non sono capace di fotografare - ammette ridendo Sieglinde Tatz Borgogno - è così che, da sempre quando viaggio, ho in valigia colori, pennelli, fogli da disegno. Approfitto anche dei trasferimenti in pullman per buttar giù uno schizzo: mi basta poco per immortalare un paesaggio, un monumento, un volto. Sono passati gli anni, ho girato il mondo, ho conosciuto uomini e donne di altre culture. Sfogliando queste teche - in tutto ne ho 140 a casa per un totale di 10 mila disegni, acquerelli, schizzi fatti a matita - per me è come tornare in quei posti: rivedere i colori, sentire i profumi assieme al rumore del vento e al suono del silenzio».

Sieglinde Tazt Borgogno è originaria di Appiano dove ci sono alcune delle sue sculture; ma la collezione più importante - 500 pezzi - è nel bosco di Pochi di Salorno. «La passione per l’arte nelle sue diverse espressioni e in particolare per la scultura e la pittura è nata in casa: i miei erano amici dell’artista Hans Josef Weber-Tyrol. Ricordo che andavo all’asilo e se mio padre tardava a venirmi a prendere, io invece che aspettarlo, correvo al cimitero. Perché proprio lì? Perché su diverse tombe c’erano grandi statue in bronzo davanti alle quali rimanevo incantata. E se non ero lì, mio padre mi trovava davanti al muro dell’ex caserma di Appiano, intenta a disegnare con i sassolini. Il desiderio di “scappare” per coltivare la mia passione è rimasto anche quando sono diventata “grande”. Dovendo conciliare il lavoro di insegnante di educazione artistica con il ruolo di moglie e madre, per anni mi sono alzata nel cuore della notte, per andare in laboratorio a scolpire oppure, più semplicemente, per buttar giù uno schizzo con la matita che, anche oggi, tengo sempre sul comodino».













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