Franzelin: «Per via Resia fui bloccata»

L’ex presidente Ipes ricorda l’iter del terreno fermo da 13 anni: la Provincia lo acquistò ma l’area non venne inserita nel Puc


di Mario Bertoldi


BOLZANO. C’è effettivamente qualcosa che non quadra nella vicenda del terreno necessario per la costruzione, oltre via Resia , di 110 alloggi che l’Ipes intende acquistare «chiavi in mano» per risolvere il fabbisogno abitativo riscontrato dall’istituto per il ceto medio. Come noto al centro del caso, negli ultimi giorni, è finito il terreno «Mair Defranceschi» ora controllato (grazie ad un preliminare d’acquisto notarile) dagli imprenditori immobiliari Angelo ed Antonio Dalle Nogare. Un affare di circa 25 milioni di euro sul quale ha messo gli occhi la magistratura per alcune segnalazioni su presunte offerte o promesse di denaro per permettere un iter veloce di trasformazione del terreno da verde agricolo in edificabile. Come noto i due imprenditori sono indagati per «istigazione alla corruzione «perchè sono sospettati di aver offerto denaro a qualche funzionario provinciale o comunale per agevolare l’iter di approvazione». Nelle ultime ore, però, gli inquirenti stanno cercando di ricostruire anche un altro aspetto scandaloso della vicenda che potrebbe interessare in tempi molto rapidi la Corte dei Conti. Da 13 anni, infatti, l’Ipes è proprietaria di un terreno di 5820 metri quadrati che si trova a poche decine di metri dall’area «Mair Defranceschi») e che misteriosamente non riesce ad utilizzare per mancanza delle autorizzazioni urbanistiche. Un caso di vero e proprio sperpero di denaro pubblico a cui per fortuna non si è abituati in Alto Adige. In effetti il terreno venne acquistato dall’istituto il 16 gennaio 2002 ad un prezzo di 1.617.728,93 euro dopo autorizzazione e finanziamento dell’assessore provinciale all’edilizia abitativa sulla base di quanto prevedeva l’articolo 87 (commi 12 e 13) della legge provinciale 13/98.

Proprio in base a quanto previsto, l’allora presidente dell’Ipes Rosa Franzelin prima di procedere all’acquisto del terreno (con finanziamento provinciale) aveva ottenuto per iscritto parere favorevole del Comune di Bolzano per la futura destinazione dell’area come zona edificabile e successivamente (in data 17 maggio 2001) anche il parere favorevole della commissione urbanistica provinciale.

Senza questi pareri (e senza il relativo finanziamento) l’area non avrebbe potuto essere acquistata. «Tutto fu fatto a norma di legge» ricorda oggi l’allora presidente dell’Ipes Rosa Franzelin la quale però rivela un particolare incomprensibile. «Dopo l’acquisto non siamo riusciti ad ottenere la variazione al piano urbanistico comunale nonostante la stessa legge lo prevedesse specificatamente a fronte dei pareri positivi già espressi». Rosa Franzelin rimase presidente dell’Ipes sino a novembre 2005. «Procedemmo all’acquisto nel 2002 - racconta ancora Rosa Franzelin - utilizzando la stessa legge portammo a conclusione un’operazione del tutto analoga a Merano. A differenza di Bolzano tutto fu regolare e riuscimmo a costruire 94 alloggi nei tempi previsti. A Bolzano , sino a quando lasciai il mio incarico, cercai più volte di concludere la pratica ma non ottenni mai risposte». E così i soldi pubblici impegnati sono rimasti per 13 anni infruttuosi ed oggi l’istituto si trova a dover decidere se investire un’altra montagna di soldi per far fronte alla necessità di costruire. Una vicenda che lascia sconcertati. Maria Teresa Tomada (consigliera comunale e da 15 anni membro della commissione urbanistica) rivela: «In commissione la vicenda di questo terreno non è mai arrivata ma la Provincia avrebbe potuto procedere d’ufficio all’inserimento dell’area nel piano urbanistico comunale».

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