Fulmini, partire all’alba per evitarli

La guida alpina Iacopelli: «Per proteggersi necessario seguire le previsioni, ma anche saper osservare la forma delle nubi»


di Alan Conti


BOLZANO. “Guardare le previsioni, partire presto la mattina e fare di tutto per non trovarsi sotto il bombardamento”. Roberto Iacopelli, guida alpina bolzanina, lo chiama proprio così il temporale: bombardamento. Con tutti i pericoli che questo comporta.

L'indomani della doppia tragedia che ieri ha scosso il mondo della montagna con le morti del turista tedesco Christoph Kern sulla Roda di Vael e dell'altoatesino Robert Karnutsch a Vallelunga ci si interroga sul come mettersi al riparo dai fulmini in quota. Uno dei timori più diffusi tra gli amanti della montagna, una della situazione apparentemente meno controllabili.

“La prima considerazione – le parole di Iacopelli – è abbastanza banale ovvero pianificare i propri progetti studiando sempre bene quanto sostengono i bollettini meteorologici istituzionali. Per le Dolomiti significa consultare le previsioni delle Province di Bolzano e Trento, oltre al Veneto per Arabba. Vanno lette con attenzione anche per capire quanto lunghe possano essere le varie escursioni”.

Con perturbazioni alle porte, dunque, meglio evitare certi itinerari. A maggior ragione conoscendo il territorio. “Sì, è evidente che se sono previsti temporali non è il caso di farsi trovare sulle cime o sulle creste. Si tratta, ovviamente, dei posti maggiormente esposti dove le saette arrivano senza impedimenti e dove è difficilissimo trovare un riparo. La Roda di Vael, per esempio, è esattamente una tavola per fulmini data la sua conformazione a punta. Discorso analogo può essere fatto per molte cime come, per esempio, la Marmolada. Più semplice gestire un’eventuale cambio repentino in zone che siano al di fuori da una ferrata”.

Al di là del meteo, comunque, ci sono altri accorgimenti che possono funzionare egregiamente. L’orario scelto, per esempio, può essere un fattore determinante. “Partire presto è sempre la scelta più sicura perchè comunque i temporali arrivano tendenzialmente dal pomeriggio in poi. Se si calcola tutto in modo da essere fuori dalle ferrate o dalle zone esposte entro Mezzogiorno i rischi si abbassano considerevolmente. Non si azzerano, certo, ma si riducono sicuramente. Purtroppo sono ancora troppi gli alpinisti che partono tardi per escursioni anche lunghe. Per quanto non lo si possa avvertire come tale è un rischio anche questo”.

A volte, però, per loro stessa natura le violente perturbazioni estive possono arrivare all’improvviso, sfuggendo anche ai calcoli della meteorologia. Ci sono possibili contromisure anche in questo caso. “E' importante saper guardare le nuvole. Se si sviluppano in verticale si tratta di nubi che molto probabilmente porteranno con sé una discreta aggressività. Si notano anche in fase di avvicinamento”. A quel punto? “A quel punto bisogna cominciare a guardarsi intorno. Levarsi dalla ferrata libera è la prima azione. E' bene cercare con lo sguardo, dunque, tutte quelle insenature nella roccia che possano fungere da riparo. Bastano anche delle nicchie con una profondità di circa un metro e mezzo per essere al sicuro dai fulmini. Ancora più sensato è annotare a mente questi piccoli nascondigli sicuri a prescindere, anche con il cielo limpido e sereno”. I margini di imprevedibilità, dunque, non sono poi così ampi. “Guardi, è soprattutto una questione comportamentale. Poi è naturalmente possibile essere perfetti nella pianificazione ed essere comunque sorpresi dal temporale. In quel caso è davvero un bombardamento in cui si può solo sperare di non essere colpiti. Bisogna, però, fare di tutto per non arrivarci mai”.

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