Galasso rilancia: «Il Gold Center di Laives ideale per un megastore»

L’imprenditore: «Abbiamo un complesso pronto e chiuso». L’assessore Seppi: «In zona produttiva si fa solo ingrosso»


di Antonella Mattioli


LAIVES. «Lo abbiamo costruito pensando di farci un centro direzionale, ma dopo che il premier Monti ha inaugurato la stagione delle liberalizzazioni, puntiamo a realizzare un centro commerciale». Vincenzo Galasso, imprenditore bolzanino, parla dei suoi progetti sul grande complesso finito da un anno e mezzo e mai aperto che sorge all'ingresso sud di Laives. «In questo momento, un giorno sì e l'altro anche, vedo imprenditori che si propongono per la costruzione di nuovi centri commerciali. Io e gli altri quattro soci, proprietari dell'immobile, abbiamo già tutto: la struttura è pronta, nel giro di due-tre mesi potrebbe essere operativa se avessimo le licenze per il dettaglio».

Il punto, o meglio la montagna da superare in questo momento, è rappresentato dal Piano urbanistico. «Il complesso – spiega l'assessore all'urbanistica Giovanni Seppi – si trova in zona produttiva. Ciò significa che con l'attuale normativa lì si può fare solo commercio all'ingrosso. Il dettaglio è consentito per alcune voci come la vendita di macchine e il bricolage. È vero però che sia a livello nazionale che provinciale è aperto il dibattito sulle liberalizzazioni». Ed è a questo che Galasso si aggrappa: «Noi speriamo che a livello provinciale si recepiscano le direttive nazionali e quindi si possa fare commercio al dettaglio anche in zona produttiva». Quanto tempo potete attendere ancora? «Il valore del Gold Center è stimato in 30 milioni di euro, lasciare vuota una struttura di questo tipo ha un costo notevole. Noi però abbiamo deciso di resistere ancora un anno, massimo un anno e mezzo».

Ma il Gold Center non rischia di fare la fine del Mebo Center costruito una ventina di anni fa a Ponte Adige con l'obiettivo di farci un centro commerciale e mai aperto? «Assolutamente no, anche perché il presupposto dal quale siamo partiti è diverso e comunque c’è già chi è interessato a comprare degli spazi».

Qual era l'obiettivo iniziale? «Cinque-sei anni fa ho acquistato dalla Sata, una cooperativa di autotrasportatori, due vecchi capannoni. Successivamente ho comprato il 100% delle quote e assieme a quattro altri imprenditori abbiamo deciso l'operazione Gold Center. Il complesso che abbiamo costruito è enorme: 70 mila metri cubi, 15 mila metri quadrati. Oltre 500 posti macchina, di cui 380 interrati, 100 sul tetto e 50 in superficie. L'idea iniziale era appunto di farci un centro direzionale e con la precedente giunta guidata dal sindaco Polonioli avevamo già intavolato delle trattative: c'era interesse da parte dell'amministrazione a trasferire nel complesso alcuni servizi, tra cui la Protezione civile. Poi è cambiata la giunta e quella attuale non è interessata all'operazione. Nel frattempo a livello nazionale è arrivato Monti fermo sostenitore delle liberalizzazioni: in sostanza potendo già fare commercio all'ingrosso, potremmo avere le licenze anche per il dettaglio. Uso il condizionale perché dipende molto da come le direttive nazionali verranno recepite a livello provinciale».

E se invece la Provincia dovesse restare ferma sulle attuali posizioni che vietano appunto il dettaglio in zona produttiva? «Quando avremo capito che effettivamente non c'è alcuna possibilità, ma soltanto allora, rinunceremo alla soluzione centro commerciale. Sarebbe un peccato però anche perché il Gold Center, fra pochi mesi quando saranno ultimati i lavori per la circonvallazione, si troverà in una posizione strategica: facilmente raggiungibile sia da Bolzano che dalla Bassa Atesina».

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