Giovane bolzanino truffa 200 mila euro in banca

Matteo Bodecchi condannato ad un anno e mezzo. Con una falsa procura ha convinto l’istituto di credito a vendere delle azioni, incassando i proventi



BOLZANO. E’ riuscito a spacciarsi per procuratore di un imprenditore altoatesino e a convincere la banca, presso la quale si era rivolto, a vendere delle azioni ad un prezzo notevolmente inferiore a quello d’acquisto. Il tutto allo scopo di incassare e trasferire rapidamente su un proprio conto corrente circa 80 mila euro.

L’intera vicenda, piuttosto complessa, è stata ricostruita dal giudice Carla Scheidle che ha disposto la condanna del falso procuratore ad un anno e mezzo di reclusione, oltre ad una multa di 2 mila euro e l’obbligo di procedere al risarcimento economico della parte civile. A finire sul banco degli imputati (per truffa e falsità in scrittura privata) è stato il bolzanino Matteo Bodecchi di 27 anni. Il pubblico ministero era stato più benevolo nella richiesta formulata in aula ma il giudice ha dimostrato di ritenere grave il comportamento dell’imputato che ha provocato, alla parte lesa, un notevole danno economico.

In effetti al centro della vicenda giudiziaria c’è la gestione dei risparmi investiti in alcuni titoli da un imprenditore di Caldaro di 49 anni che si era rivolto ad nuna finanziaria per procedere ad alcuni investimenti finanziari considerati sicuri per circa 200 mila euro.

In effetti l’uomo, nell’aprile del 2007, decise di portare a conclusione il proprio piano di investimento procedendo all’acquisto di azioni presso la «Meinl Bank» di Vienna.

Tutto sembrava andato a buon fine. In realtà nel febbraio di due anni dopo lo stesso imprenditore fu raggiunto dalla lettera della sua banca che gli comunicava di aver venduto le azioni in questione «come disposto» per 80 mila euro. Un’operazione in grave perdita finanzioaria. Perchè mai i titoli avrebbero dovuti essere messi in vendita a meno della metà di quanto in realtà erano stati pagati? A questo punto l’imprenditore avviò un contenzioso con la propria banca , contestòl’operazione, negò di aver mai dato disposizione a vendere le azioni. Gli accertamenti successivi portarono a scoprire che un falso intermediario era riuscito a prendere contatti con la banca (dopo essere stato messo a conoscenza dei depositi esistenti). Si sarebbe trattato di Matteo Bodecchi il quale sarebbe riuscito (con la falsificazione della firma dell’imprenditore di Caldaro raggirato) a disporre la vendita rapida delle azioni (mettendole sul mercato ad un prezzo molto basso per evitare lungaggini) facendosi girare i soldi ottenuti (80 mila euro) su un proprio conto ad Innsbruck.

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