La storia

Giovani ciclisti, trecento chilometri in pulmino per riuscire ad allenarsi 

La campagna di Salvatore Falcomatà, presidente del Centro pista, per il velodromo a Bolzano. "Il luogo ideale per realizzare l’impianto è all’interno del l’areale ferroviario"


Antonella Mattioli


BOLZANO. Bolzano-Pescantina con il furgone sono circa 300 chilometri andata e ritorno, che significa tre ore di viaggio, per potersi allenare.

Una trasferta che fanno una volta alla settimana - da aprile a settembre - i ragazzi e le ragazze del Centro Pista Bolzano che raccoglie una trentina di giovani ciclisti aderenti alla Libertas Laives, Gruppo sportivo Alto Adige, Egna Bike, Pineta di Laives, Cardano, Adriana e Meranese. Appuntamento davanti alla Metro di via Volta subito dopo la fine delle lezioni. Panino e bibita nello zainetto e si parte: ad attenderli c’è Salvatore Falcomatà, presidente del Centro pista Bolzano oltre che allenatore di ciclismo giovanile, e altri volontari sempre pronti a mettersi a disposizione per sostenere la passione dei giovanissimi.

Fino a qualche anno fa la preparazione la facevano a Mori, poi sono sorti dei problemi e allora si è deciso di andare ad allenarsi sulla pista più vicina che è appunto quella di Pescantina. Ma adesso le trasferte cominciano a pesare e Falcomatà, anche alla luce dei risultati ottenuti dagli atleti altoatesini, ha deciso di iniziare una campagna per convincere la Provincia a realizzare un velodromo.

Il sogno di Antonella Belluti

Una vecchia richiesta rimasta un sogno già quando Antonella Belluti ha vinto prima l’oro ai Giochi olimpici di Atlanta nel ’96 e poi a Sydney nel 2000, in due specialità su pista, l’inseguimento e la corsa a punti.

Ma se non si è riusciti allora - sull’onda dell’entusiasmo per i successi olimpici - perché ci si dovrebbe riuscire oggi? «Perché - spiega Falcomatà - il movimento nel frattempo è cresciuto. Abbiamo creato un vivaio importante. Destinato ad aumentare ancora. Perché il ciclismo, declinato nelle diverse specialità, è una disciplina che conquista sempre nuovi appassionati. È poi perché gli sforzi e i sacrifici fatti in questi anni dai giovanissimi atleti, dalle società e dalle famiglie, vanno riconosciuti mettendo a disposizione un impianto degno di questo nome».

I risultati

Il presidente del Centro Pista snocciola con orgoglio gli ultimi risultati che lo riempiono di orgoglio: «I nostri atleti si sono comportati benissimo anche agli ultimi campionati nazionali giovanili su pista svoltisi alla fine di luglio a San Giovanni Natisone (Udine). Tre medaglie d’ argento in tre discipline diverse e il quinto posto del quartetto a squadre, il settimo posto nella velocità e abbiamo portato a correre dieci ragazzi. Ciò è stato possibile grazie al contributo delle Federazione ciclismo Alto Adige che ha coperto le spese di trasferta, pernottamento, pranzi e cene; al contributo delle famiglie degli atleti e delle società aderenti al Centro Pista; alla presenza dei tecnici regionali Bruno Falcomatà e Roberto Valentini.

Certo che per correre in pista servono bici speciali senza freni, materiali, manubri e protesi per l’ inseguimento; serve soprattutto un impianto. Possibilmente coperto così si può usare tutto l’anno». Un impianto al chiuso con una pista da 360 metri; dotato ovviamente di spogliatoi, deposito materiali, servizi, si calcola possa costare tra i 6 e i 7 milioni di euro. Ai quali si aggiungono ovviamente i costi di gestione. Non sono poca cosa anche per una Provincia ricca come quella di Bolzano che però - in tempi di emergenza Covid - deve fare i conti con una serie di tagli.

Ma il presidente del Centro pista Bolzano non ha nessuna intenzione di mollare.

Quattromila praticanti

«In Alto Adige, in questi anni, sono stati realizzati impianti per una serie di discipline. Di un paio di settimane fa l’annuncio che Provincia, Comune, Coni hanno trovato l’accordo per costruire, su un’area di proprietà del Comune dietro il Palasport di via Resia, un Centro federale per la pallamano con ostello e ambulatori per la medicina sportiva aperti a tutti gli sportivi. Costo previsto 10 milioni. Non si capisce perché non si possa costruire un velodromo».

Perché - è la risposta degli ultimi anni - il numero di praticanti non giustificherebbe un simile investimento.

«Non è vero che sono pochi - la replica -: calcoliamo che siano oltre quattromila coloro che praticano le diverse discipline del ciclismo ad un certo livello; numero al quale si aggiunge un esercito di appassionati che invece che allenarsi sui rulli in inverno, potrebbero andare in pista. Ma il problema più grosso che il velodromo risolverebbe una volta per tutte è quello della sicurezza. I piccoli, parliamo di bambini e bambine dai sei anni in su, si allenano in strada con i rischi che ciò comporta». Sperando che questi argomenti possano bastare a convincere Provincia e Comune, Falcomatà avrebbe già individuato nell’areale ferroviario, il posto dove realizzare il nuovo impianto.













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