L'INTERVISTA elsa vesco presidente tribunale 

Giustizia lenta? Non a Bolzano Il potere politico faccia la sua parte 

Presidente del Tribunale. La replica al governatore Kompatscher «Siamo in testa alle classifiche nazionali sia per efficienza  che per tempistica, nonostante le gravi carenze di personale»


antonella mattioli


BOLZANO. «Il Tribunale di Bolzano e gli uffici del distretto sono sempre in testa alle classifiche nazionali sia per efficienza che per durata media dei procedimenti». Elsa Vesco, presidente del Tribunale di Bolzano, non vuole far polemica ma in occasione del bilancio di fine anno, replica così al presidente della giunta provinciale Arno Kompatscher che - parlando in generale - ha definito troppo lenti i tempi della giustizia. Una delle conseguenze - a suo dire e non solo per lui - è che troppo spesso non si riesce a far scontare le pene e ciò non favorisce la credibilità delle nostre istituzioni.

Giustizia troppo lenta: il presidente Kompatscher si è fatto interprete di quello che è un pensiero piuttosto diffuso.

Lo so ma - almeno per quanto riguarda il Tribunale di Bolzano e gli uffici del distretto - non è così.

Parliamo della giustizia penale: quanto dura in media un procedimento?

Le ultime statistiche parlano di una durata media di 184 giorni.

E i tempi della prescrizione?

Di tutti procedimenti solo lo 0,3% finisce in prescrizione.

Per quanto riguarda i procedimenti civili?

In base agli ultimi dati statistici del Consiglio superiore della magistratura, la durata media è di 168 giorni (la legge prevede che non si superino i 3 anni); nove giorni per i decreti ingiuntivi. Secondo un’indagine, pubblicata a fine novembre dal quotidiano economico “Il Sole 24 ore”, siamo al primo posto per quanto riguarda la durata delle cause di lavoro e cause di licenziamento; al secondo posto per le cause per i contratti bancari e le esecuzioni immobiliari; al terzo posto per i divorzi.

Nessuno mette in dubbio questi dati, ma si può sempre fare meglio.

Sono d’accordo, ma bisogna avere anche le risorse. Ciò significa che noi come giudici e personale amministrativo facciano la nostra parte, però anche il potere politico deve fare la sua.

Più concretamente?

Visto che si parla di certezza dell’esecuzione della pena, potremmo parlare del carcere di Bolzano.

In che senso scusi?

Nel senso che se si dice che la giustizia è lenta, la politica intesa come amministrazione pubblica lo è ancora di più visto che, da almeno 20 anni, si parla della necessità di costruire una nuova struttura penitenziaria. Quella attuale è vecchia e fatiscente. Ciononostante ospita oltre 100 detenuti.

Cosa risponde a chi dice che in Italia il codice prevede pene severissime, ma non c’è poi la certezza che vengano effettivamente scontate?

Giusto chiedere che ci sia certezza della pena, ma altrettanto certa deve essere la rieducazione, prevista dalla nostra Carta costituzionale. In un carcere fatiscente, le recidive sono inevitabilmente più frequenti. Questo nonostante che in via Dante, grazie al volontariato e ad una direzione attenta, si facciano comunque una serie di attività.

Questo per quanto riguarda le strutture, e per quanto riguarda le personale?

In Tribunale su 39 posti in organico, mancano 10 giudici.

Scusi, ma a maggio non si sono insediati sette nuovi magistrati?

Hanno vinto il concorso, però non sono ancora in servizio. Sul decreto manca la firma del ministro, o comunque il decreto non è stato ancora pubblicato.

Le carenze riguardano anche gli altri organici?

Purtroppo sì: per quanto riguarda i giudici onorari ne mancano 13 su 20. In tre sedi su sette - ovvero Merano, Silandro e Vipiteno - non abbiamo i giudici di pace.

Per quanto riguarda il personale amministrativo della giustizia, non c’è stato un miglioramento con il passaggio dallo Stato alla Regione.

Bisogna riconosce che da quando la delega sul personale amministrativo è passata alla Regione, i miglioramenti ci sono stati. Ciononostante oltre il 40% dei posti è scoperto. Fortunatamente è in fase di espletamento un concorso per 16 posti di assistente giudiziario.

Risolto il problema dei traduttori?

Assolutamente no. Manca il 60% del personale previsto in organico.

Parliamo dei provvedimenti di espulsione dei migranti che commettono reati.

La competenza in materia di immigrazione non è nostra ma del Tribunale di Trento, in quanto si trova nel capoluogo trentino la sede della Corte d’appello.

Però se un migrante delinque in Alto Adige il “caso” è vostro.

Su questo non c’è dubbio. La difficoltà sta nel fatto che se non si riesce a notificare il decreto di citazione, non si può celebrare il processo. Nella stragrande maggioranza dei casi, i migranti non hanno un domicilio, per cui noi rischiamo di avere le mani legate. A meno che il soggetto non venga colto in flagranza di reato. Solo così si può processare per direttissima.

Scusi, ma non si può eleggere domicilio presso il proprio avvocato?

Spesso queste persone non hanno un difensore di fiducia, viene pertanto nominato un difensore d’ufficio. Ma il problema del domicilio rimane, perché il difensore non sa dove rintracciare la persona e un tale domicilio non garantisce la conoscenza dell’atto di citazione da parte dell’imputato, con conseguente nullità del processo. La questione è seria, ma non imputabile ai giudici.

Un suo auspicio per il 2020?

Una cosa che forse, ma solo apparentemente, non c’entra con il mio lavoro.

Ovvero?

Pace e convivenza. Brexit implica rischi ed è un segnale preoccupante di precarietà. Spero che non apra pericolose ferite e lacerazioni. Noi abbiamo la fortuna di vivere in un lungo periodo di pace e troppo spesso diamo per scontato ciò che scontato non è.















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