Gli alpini altoatesini scortano la reliquia di Don Gnocchi

A sessant’anni dalla morte del cappellano della Tridentina hanno sfilato oltre 300 penne nere



BOLZANO. Trecento penne nere, tutti i gruppi Alpini della provincia di Bolzano e di Trento per celebrare i sessant’anni dalla morte di Don Carlo Gnocchi. Cappellano militare della divisione alpina “Tridentina”, Don Gnocchi durante la seconda guerra mondiale seguì il contingente italiano nella campagna di Russia e la conseguente drammatica ritirata. Dopo il conflitto dedicò la sua vita ad aiutare i bambini orfani degli alpini o resi invalidi, i famosi “mutilatini”, per i quali il prete di San Colombano al Lambro fondò una vastissima rete di collegi in tutta Italia. Per la sua opera nel 2009 , dopo un processo durato più di vent’anni, è stato dichiarato Beato dalla Chiesa Cattolica. «Questa giornata per gli alpini di Bolzano è una ricorrenza particolarmente sentita» dice il cerimoniere della manifestazione Enrico Lillo membro del Gruppo Bolzano Centro. Già alla 16 hanno cominciato ad ammassarsi i gruppi che hanno poi formato un corteo che passando per via Rosmini è arrivato alla chiesa di San Domenico con la reliquia del Beato. Reliquia, contenente un frammento osseo, conservata proprio a Bolzano, nella chiesetta del circolo unificato dell’esercito di via Resia. Presenti i rappresentati di tutte le associazioni combattentistiche e d’arma nonché il rappresentanti delle truppe alpine in servizio. Non è facile fermare qualcuno dei presenti e la spiegazione ce la dà proprio Don Carlo Gnocchi: «l’Alpino non è facile ad aprirsi e a fondersi. Ai primi contatti con una persona nuova si irrigidisce, come certi fiori selvatici delle sue montagne gelosi e irsuti». L’emozione però è palpabile quando nella sua omelia, accompagnata dal coro del gruppo di Merano il cappellano militare Don Lorenzo Cottaliripercorre il cammino spirituale e umano del beato. Dopo la messa c’è tempo anche a un brulé offerto dagli alpini della protezione civile.

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