Gli ex: nomine Lub, «partita gestita male fin dall’inizio»

Di Puppo: «Gli italiani ora puntino alla presidenza» Gnecchi: in giunta provinciale si deve anche poter dire di no


di Massimiliano Bona


BOLZANO. In politica a tenere banco è ancora il siluramento di Andrea Felis, «fedelissimo» di Tommasini, alla vicepresidenza della Lub. Gli ex vicepresidenti provinciali di lingua italiana non se la sentono di gettare la croce addosso al giovane collega, ma concordano sul fatto che la partitasia non sia stata gestita al meglio fin dall’inizio. Caustico l’ex segretario provinciale del Pd Antonio Frena che in un tweet ha ribadito la sua solidarietà a Felis, ritenuto «vittima di malafede e dilettantismo politico».

Di sicuro la strategia di Tommasini ha lasciato a desiderare. Quando si è capito - a fine aprile - che il presidente della Lub Bergmeister non avrebbe “gradito” l’imposizione di Felis, sarebbe stato opportuno organizzare un faccia a faccia tra i due per verificare se c’era margine per ricucire lo strappo (con Tommasini) e far lavorare i due assieme per il bene dell’ateneo. Questo, purtroppo, non è accaduto e il cda dell’ateneo si è sentito legittimato a votare sulla base dei curricula relegando Felis in un angolino. L’impressione, anche nel Pd, tuttora spaccato in due fazioni, è che «la frittata sia fatta» e che «adesso non si possa sfiduciare un cda appena eletto». A Tommasini - che ieri ha precisato che le sue dimissioni «non sono certo all’ordine del giorno» - viene rimproverata la scarsa comunicazione con la controparte. Preso atto che Felis non era certo il candidato più gradito alla Svp forse sarebbe stato meglio sondare, mediare e cercare di capire. La frattura con Bergmeister - ammessa dallo stesso Tommasini - andava ricomposta prima del voto per il nuovo cda. «La partita - commenta Michele Di Puppo - è stata gestita male. Ritengo non si debbano bruciare le persone e le candidature. Oggi, peraltro, non mi sento di attribuire la responsabilità per quanto accaduto a chi siede in giunta provinciale. La colpa è degli italiani, che qualche mese fa hanno scelto di non andare a votare. La nostra comunità dovrebbe scuotersi e ritrovarsi. Anche perché può legittimamente ambire alla presidenza dell’ateneo e di altri enti». Luisa Gnecchi, almeno per ora, dice il minimo indispensabile. Anche perché vuole aspettare la versione dei fatti che Tommasini ha annunciato di voler raccontare nella direzione del partito. Alcune valutazioni, però, la Gnecchi - oggi apprezzata deputata del Pd - si sente di farle: «Ritengo che la presidenza e la vicepresidenza degli enti che contano e che interessano la nostra provincia non debbano essere legate all’appartenenza linguistica italiana, tedesca o ladina. Certo, bisogna trovare presidenti e vicepresidenti con obiettivi comuni. Presidente e vice non devono essere conflittuali tra loro ma avere voglia di lavorare assieme. Un’altra cosa: in giunta provinciale, se una nomina non è condivisa, si deve poter tornare a dire no». Cosa che non è accaduta nel caso di Bergmeister (il Pd ha votato a favore sebbene avesse molte perplessità per i suoi «tanti ruoli nella società altoatesina») ma anche in quello di Felis (la Svp preferiva Borgo). Ora ricucire lo strappo non sarà facile.

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