Gries, solenni esequie per l’abate Malfèr

La parrocchia italiana: «Ha lavorato per la coesione sociale»


di Davide Pasquali


BOLZANO. Una cerimonia solenne, come alla chiesa abbaziale dei benedettini di Muri non si vedeva almeno da un quarto di secolo: oltre al vescovo diocesano Muser e all’arcivescovo emerito di Trento Bressan, una trentina di concelebranti all’altare più altri cinquanta sacerdoti seduti fra i primi banchi della parrocchiale, decine di monaci e sorelle, una ventina di chierichetti, carabinieri in alta uniforme col pennacchio, accanto alla salma il picchetto d’onore della compagnia degli Schützen Major Josef Eisenstecken, i Freiwillige Feuerwehr Gries, l’intero corpo bandistico della Bürgerkapelle Gries - sia alla testa del corteo funebre che poi in chiesa - tutti con gli strumenti in mano, e ancora la Kantorei Leonhard Lechner con il suo sterminato potente coro parrocchiale, l’organo grande, i fiati e i timpani. E l’emozione liturgica ma pure ancestrale degli antichi canti gregoriani. Si sono celebrate così, ieri pomeriggio, le solenni esequie dell’abate dei benedettini del convento di Muri Gries, Benno Malfèr, scomparso a inizio settimana all’età di 70 anni, dopo una brevissima, ineludibile malattia.

Ha tenuto a spiegarlo a inizio celebrazione, estremamente commosso, lo stesso monsignor Ivo Muser: «Benno Malfèr se n’è andato così all’improvviso da non aver fatto in tempo a comunicare la propria malattia al suo vescovo».

Avevano fissato l’appuntamento per vedersi, ma non ci sono riusciti. Malfèr se n’è andato prima. Di lunedì. Solo mercoledì Muser ha ricevuto in curia una sua lettera, nella quale l’abate dei benedettini gli confessava di essere malato e gli anticipava la necessità di lasciare il suo incarico.

Una solenne celebrazione durata oltre due ore, cui ha preso parte tutta Gries, di cui Malfèr era espressione pura: nato, battezzato, cresimato, ordinato sacerdote e poi eletto abate. Tutto restando nel suo quartiere, senza dimenticare gli studi teologici di alto livello portati avanti a Monaco e Roma, con il successivo decennio di insegnamento al pontificio ateneo di Sant’Anselmo. Centinaia le persone presenti ieri, compreso il sindaco Caramaschi, il vice Baur, l’assessore Walcher in tenuta da vigile del fuoco volontario di Gries a regolare gli afflussi in chiesa, l’assessore Deeg in rappresentanza della giunta provinciale, l’ex governatore altoatesino Durnwalder, gli ex sindaci Salghetti e Spagnolli, alti rappresentanti delle forze dell’ordine e della prefettura, e poi il mondo dell’economia, dall’avvocato Brandstätter al commercialista Plattner all’immobiliarista Tosolini, amico personale dell’abate da molti anni.

Solitamente, le salme dei benedettini vengono portate in chiesa con un lungo corteo funebre, cui in questo caso si è voluto o meglio dovuto rinunciare. La chiesa gremita all’inverosimile non avrebbe permesso un ingresso agevole alla bara. E così, le spoglie dell’abate, poi tumulato nella cripta conventuale, sono state portate in chiesa già al mattino. In molti a rendergli omaggio. A mezzogiorno il quartiere ha letteralmente chiuso i battenti, in primo luogo la giardineria e la cantina del convento. In alto, a sventolare alle finestre dell’appartamento privato dell’abate, un ampio drappo nero bagnato dalla pioggia. Il funerale ha avuto inizio alle ore 14.30, ma già due ore prima la chiesa di Sant’Agostino ha cominciato a riempirsi.

Oltre alle toccanti parole introduttive del vescovo e alle espressioni di ringraziamento esternate dai parrocchiani, l’attenzione dei presenti non ha potuto non focalizzarsi su un altro aspetto, sottolineato dai membri del consiglio parrocchiale di lingua italiana, sia durante le preghiere, da parte di Edda Tomba, sia durante il saluto finale, da parte di Maria Luisa Trentadue. Si è voluto pubblicamente rimarcare: un sincero grazie a Malfèr, oltre che per l’umanità e le doti di buon pastore, anche per il fatto di aver lavorato sin dal 1991, anno della sua elezione ad abate, «per la pace, per la coesione sociale fra i gruppi linguistici all’interno del quartiere».

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