Heidegger: «Il paziente no vax non può essere discriminato»
Il presidente del Comitato etico provinciale interviene sul dibattito circa le priorità di cura nei casi di emergenza
BOLZANO. Mauro Cozzoli, professore di Teologia nella Pontificia Università Lateranense in Roma, interviene con una lettera su “Quotidiano Sanità”. «Ritengo condivisibile il documento della Consulta di Bioetica “Covid. Vaccinati e no vax. A chi dare priorità in caso di emergenza?” In caso di situazioni drammatiche, in cui non c’è possibilità di soccorrere e curare tutti, deve valere il principio etico del favor vitae. Che induce a curare per primo chi ha scelto di vaccinarsi a protezione della salute propria e altrui; rispetto a chi ha scelto di non farlo, correndo il rischio di ammalarsi e d’infettare altri».
Sulla questione interviene Herbert Heidegger - presidente del Comitato etico provinciale - e primario di Ginecologia a Merano. «Solo ed esclusivamente nell’ambito di un’assoluta mancanza di risorse sia a livello locale che sovraregionale è lecito prendere in considerazione il concetto di priorità. Il criterio decisivo per accedere alla priorità nell’ambito di un triage è la probabilità del successo clinico per il paziente. Questi ragionamenti si fondano sul principio di uguaglianza di tutte le persone.
Gli individui non dovrebbero venire discriminati in base all’età, oppure di particolari patologie preesistenti ovvero disabilità, oppure ancora a seconda dello stato sociale.
Comportamenti rischiosi quali sport estremi, condotte irragionevoli quali il fumo eccessivo o l’abuso di alcool finora non hanno mai avuto un ruolo rilevante in medicina. Il fatto di non essere vaccinati non può essere motivo discriminatorio nel trattamento in una Terapia intensiva. Il principio della colpa non viene praticato in medicina, nella quale tanto meno non vi è posto per la vendetta. Anche i principi della lotteria o di chi prima arriva prima si serve ovvero di chi tardi arriva male alloggia non costituiscono un’alternativa».