«Ho messo i distributori di siringhe per salvare i tossici da epatite e Aids» 

L’ex assessore Paolo Bassani. «A Bolzano le famiglie facevano la coda per far entrare i figli a San Patrignano. Portai Muccioli al Rainerum. Eravamo in guerra e servivano risposte concrete»


Paolo Campostrini


Bolzano. Che anni duri, quegli anni. Nei primi Novanta anche Bolzano faceva i conti con l'eroina, con intere generazioni a rischio, il flagello dell'Aids, la paura di finirci dentro senza neppure immaginarlo. «Allora mi sono detto: perché non chiamare Muccioli...». Già perché? È in questa temperie che San Patrignano e il suo profeta sono giunti, una sera del 1994 al Rainerum invitati da Paolo Bassani, dentista prestato alla politica. Nella giunta del sindaco Ferrari era assessore alla sanità. Quota Pli. I liberali, quelli veri. In questi giorni di gente incollata a Netflix per vedere “SanPa” il docufilm su quell'esperienza inquieta e, per gli avversari, inquietante è tornata al centro delle riflessioni. Esperienza che allora divideva come i guelfi e i ghibellini ma che ora, dopo che anche la droga è cambiata come tutti noi, viene vista in una luce più articolata e trasversale. «Era un tentativo - dice oggi Bassani - per creare una trincea contro un fenomeno che stava per travolgere migliaia di persone. Allora con la droga non si scherzava». Magari anche oggi... «Certo, ma in quegli anni sapevamo meno, si era tutti più esposti, dentro un clima generale che sembrava favorisse quel tipo di esperienze devastanti». Oggi Bassani è sempre “di area” come si dice, ma dopo la fuoriuscita turbinosa dalla Lega qualche anno fa e il lavoro di medico, guarda alla politica con maggior distacco. Anche se ad ogni campagna elettorale per le comunali, qualcuno nel centrodestra lo tira per la giacca come possibile candidato sindaco. «Anche l'ultima volta è successo» confessa.

Bassani, come mai Muccioli?

È stato per caso. Cioè io ci pensavo, in quel periodo, a chiamare uno come lui. Ma non immaginavo dicesse subito di sì.

Invece lo ha detto.

E lo abbiamo portato al Rainerum. Pensi che qualche mese dopo è scomparso...

C’era tanta gente?

Tantissima. So che anche a Bolzano si faceva la fila per essere accolti a San Patrignano. Madri, padri, intere famiglie che bussavano alla sua porta. Tutti disperati. Non si sapeva cosa fare con l'eroina».

E Muccioli?

Mi ha confessato che doveva fare una lista d’attesa. Impossibile accogliere tutti quelli che facevano domanda. Moltissimi erano gli stessi ragazzi presi in mezzo dalla droga a telefonargli, ad andare a San Patrignano e a presentarsi in segreteria, così, senza appuntamento, sperando nell'accoglienza.

E a Bolzano? Lei era assessore alla sanità...

Sono un medico. L'unico allora in giunta. Succede così anche agli architetti. Li mandano inevitabilmente all’urbanistica. Almeno allora...

E quindi?

Ho pensato di fare qualcosa. Parliamoci chiaro: la sanità comunale significa quasi zero competenze. Le ha tutte la Provincia. Restava l’educazione. Le campagne informative. Allora ho immaginato qualcosa di particolare.

Per quel “qualcosa di particolare”, come dice, all'epoca anche le tv nazionali arrivavano qui. Lo chiamavano "progetto Bolzano". Di cosa si trattava?

Della distribuzione quasi gratuita e automatica delle siringhe. A Bolzano in quegli anni c’era non solo l'emergenza droga ma anche quella igienico -sanitaria. Le persone si strappavano le siringhe di mano, impiegavano in molti casi quelle già usate o trovate per strada.

Un disastro, insomma.

Ho fatto installare una colonnina in via Resia, vicino alla farmacia, e una in piazza Domenicani. Le facevamo pagare la metà di quello che costavano nelle farmacie. Era un prezzo politico. Se non ricordo male 200 lire contro le più di 500 altrove. Era meglio , visto il fenomeno, che almeno non si infettassero piuttosto che lo facessero lo stesso col rischio di prendersi altre malattie.

Una scelta, laica...

Direi liberale.

E allora dilagava anche l'aids.

L'ospedale era pieno di gente in cura. Ma la cura definitiva era ancora in forse. Allora ho aggiunto alle siringhe anche i distributori di preservativi. Insomma, ci siamo dati da fare nel nostro piccolo. Ah, dimenticavo: nella colonnina delle siringhe uno poteva anche scambiarle con le vecchie e usate a rischio...

Brutto periodo.

E che spiega anche il fenomeno Muccioli. Gli altri allargavano le braccia e davano solo farmaci, lui provava a prendere il toro per le corna. Ancora oggi ma a maggior ragione allora, in molti lo guardavano come un guru.

E com'era?

Magnetico. Parlava col senso della realtà. Non teorie e citazioni. Uno che stava ben dentro il problema e vedeva in faccia chi lo subiva. Noi, in Comune, si voleva portare avanti una autentica campagna contro le droghe , fuori dagli schemi. E ho pensato che, con le poche competenze che avevo, lui poteva lasciare il segno.

L’ha lasciato?

Dai volti ci chi è arrivato ad ascoltarlo, direi di sì.

E i suoi distributori di siringhe?

Non ci sono più. È cambiato il mondo. E anche le strutture di supporto sociale e medico. Però...

Però?

Penso di aver salvato molte vite allora.













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