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Holzmann: «Basta destra, ho una squadra nuova»

L’ex deputato corre con la civica «Alleanza per Bolzano»: «Città disorientata per troppi anni e la Provincia ci scavalca»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Nel 2010 la candidatura era sfumata. Giorgio Holzmann ha aspettato cinque anni e la candidatura a sindaco se l’è costruita con una lista civica, «Alleanza per Bolzano», che vede vecchi compagni di strada (Alberto Sigismondi, Paolo Bertolucci), neo alleati come Enrico Lillo e Ivan Benussi e una pattuglia di candidati «civici» debuttanti. Holzmann è stato ospite ieri della redazione.

È stato presidente di An, deputato. È tornato al suo lavoro di assicuratore, ma è rimasto il pallino di fare il sindaco. Perché?

«Ho sempre detto che vorrei chiudere la carriera politica facendo il consigliere comunale o il sindaco della mia città. Nella lista si è creato un bel gruppo, andiamo d’accordo. Sono onesto con loro, non prometto mari e monti. Cerchiamo tutti di stare con i piedi per terra».

Resterebbe in Comune anche come consigliere?

«Certo che sì. Può essere una bellissima esperienza. In determinate circostanze, puoi partecipare alla crescita della città. Io ho avuto la fortuna di sperimentarlo nel 1985-1988, quando fui consigliere dell’Msi».

Una consiliatura importante, quella.

«Decisiva, per noi della destra. Alle comunali del 1985 l’Msi passò da 3 a 11 consiglieri, mentre il Pci scese da 11 a 6. E fu una stagione di fermento per la città. In soli tre anni, prima che il consiglio venisse sciolto per un ricorso, abbiamo assistito alla posa della prima pietra del Teatro comunale, all’inizio dei lavori per l’arginale, vennero costruite due scuole, restaurato il ponte Talvera. Dopo, Bolzano si è fermata.

Era sindaco Marcello Ferrari.

«Ero a cena con lui ieri sera. Siamo rimasti amici e sto leggendo, prendendo appunti, il libro di memorie che ha scritto e regalato agli amici. Dai banchi dell’opposizione gli ho rotto l’anima. Anni dopo gli chiesi scusa. “Ho esagerato”».

E iniziò lì la svolta moderata di Holzmann... L’approdo è stata la sua partecipazione alla Leopoldina del Pd e la prefigurazione di una possibile alleanza trasversale dopo l’8 maggio.

«Con l’età si matura. In questa fase il primo obiettivo è evitare un nuovo commissariamento. Non è vero che “Holzmann vuole prendere i voti a destra per portarli a sinistra”. Ciò che voglio è una città che si dia una scossa. Se non dovessi essere sindaco, guarderemo ai numeri e si valuterà cosa fare. Non faremo la ruota di scorta. Ci si parlerà in base alle idee, senza essere ostacolati da pregiudizi superati».

Perché Bolzano si è fermata?

«Secondo me, Spagnolli ha fatto il sindaco senza averne veramente voglia. Un paio di anni fa la Provincia ha ridotto la quota pro capite per le case di riposo da 230 a 170 euro nel silenzio del Comune. La vicenda Alperia è stata gestita con una giunta che ha accettato di chiudere l’accordo pur avendo Bolzano un ruolo marginale. E adesso il “progettone” della funivia di San Genesio, con la Provincia che passa sopra al Comune anche in senso letterale... 24 milioni di funivia contro i 30-35 che costerebbe il raddoppio dell’Arginale. Vogliamo confrontare il numero degli utenti? Non scherziamo. La Provincia considera Bolzano una città italiana. A parte la prepotenza del punto di vista, a Palazzo Widmann si dimenticano che con oltre 25 mila suditirolesi, Bolzano è anche il maggiore Comune tedesco dell’Alto Adige».

Il Comune rispecchierà lo stato del gruppo italiano e della sua politica.

«Ho provato a portare un centrodestra unito a queste comunali. Avrei fatto un passo indietro per la candidatura di Igor Janes. Urzì ed Elisabetta Gardini hanno preso tempo, ma non erano interessati all’unità».

Dieci anni di guerra nel centrodestra hanno lasciato macerie. E lei non può sottrarsi alla sua parte di responsabilità. È andato distrutto un patrimonio politico.

«Siamo in buona compagnia. A Roma i sondaggi danno Forza Italia al 5%..... E quel patrimonio è stato costruito anche grazie al mio lavoro, a fianco di Pietro Mitolo».

Quali sono le vostre idee per Bolzano?

«Puntiamo sulla sicurezza, ma accanto ad altre priorità, a partire da anziani e giovani. In città abbiamo 7500 anziani che vivono soli, senza più amici, magari con parenti lontani. Ci sono tanti negozi sfitti, il Comune li prenda e li trasformi in centri per anziani in ogni quartiere. Possono avere un baretto, piccoli servizi come barbiere e pedicure, un motivo che li porti fuori di casa. Discorso uguale per i giovani: le famiglie hanno bisogno di più spazi cui affidare i ragazzi in sicurezza».

Mobilità. Quali proposte oltre il raddoppio dell’arginale?

«Una minimetro a rotaia lungo il corso dell’Isarco da oltre via Resia alla stazione. Alla confluenza con il Talvera andrebbe realizzata una seconda linea verso San Genesio.Avremmo una mobilità indipendente dalle auto».

E i fondi?

«Un 30% dall’Ue, un 30% potrebbe arrivare da un colosso come la Leitner, in cambio della gestione della rete. Anni fa si erano dichiarati disponibili. Se non ci si prova neppure... Non vedo il metrobus come la soluzione dei nostri problemi di mobilità».

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