I 25 anni dell’ospedale «Claudio Benati» a Zumbahua (Ecuador) 

Come un viaggio turistico divenne il momento decisivo per un’opera di carità sostenuta dalla parrocchia di Gries


di Mario Paolucci


BOLZANO. Claudio Benati è stato presidente del Consiglio Pastorale Parrocchiale di Gries per alcuni anni, fino alla morte prematura per malattia.

Nell'autunno del 1988 veniva organizzata a Merano una mostra con prodotti artigianali provenienti dalle missioni, il cui ricavato sarebbe stato spedito a Mauro e Maria Bleggi, due volontari dell’associazione Mato Grosso, da diversi anni a Zumbahua, piccolo paese dell'Ecuador, a 3700 metri di altezza, per aiutare e assistere la popolazione locale molto povera.

Claudio e Maria Benati volevano fare un viaggio in America Latina, Cile ed Ecuador, per visitare alcune regioni di montagna, tra cui un lago vulcanico oggi entrato nei programmi delle agenzie turistiche, situato nelle vicinanze di Zumbahua. Quindi fu proprio a Merano che, cercando notizie utili per il loro programmato viaggio, ebbero le prime notizie di Mauro e Maria e del servizio sociale che prestavano laggiù, pur tra mille difficoltà.

Così, quando arrivarono a Zumbahua, nei colloqui che ebbero coi due volontari, rimasero profondamente colpiti e impressionati dalla differenza tra il nostro benessere e la miseria di quella popolazione, colpita tra l'altro dalla tubercolosi, malattia endemica, aggravata dalla denutrizione e dalla mancanza di un servizio medico appropriato.

Tornato in Italia Claudio, ripensando alla situazione vista e alle parole ascoltate, ritenne di non poter rimanere indifferente e cominciò a sensibilizzare la parrocchia di Gries, raccogliendo offerte e medicine da spedire laggiù. Ben presto però si rese conto che tutto questo non era sufficiente. Era necessario fare di più e soprattutto realizzare qualcosa che potesse offrire un aiuto continuo ed efficace su larga scala e precisamente un ospedale.

Sembrava un'idea bella e nobile ma di impossibile realizzazione. Ma Claudio aveva un carattere forte, era una persona trascinante, che non si fermava davanti alle difficoltà. Faceva le sue proposte con semplicità e convinzione e le portava avanti come cosa naturale, senza ripensamenti o incertezze, sempre sorretto dalla moglie Maria, che ne ha raccolto l'eredità e la porta avanti tuttora. L'ospedale, di cui oggi ricordiamo il venticinquesimo anniversario dalla inaugurazione, si può considerare il frutto da una parte della fede e della convinzione che essa debba trovare concreta applicazione nelle opere, e dall'altra della tenacia e capacità imprenditoriale di Claudio, che proveniva dalla tradizione emiliana di un cristianesimo attivo e illuminato secondo la scuola del cardinale Lercaro. Ambedue queste qualità trovarono poi un terreno fertile nella comunità parrocchiale italiana di Gries, che nel corso di questi anni non ha fatto mai mancare un sostegno economico significativo.

Superate con pazienza e determinazione le molte difficoltà burocratiche e legali, il problema più grave e difficile era allora avere a disposizione per l'ospedale medici e infermieri, che non era possibile trovare sul posto. Anche questa situazione fu affrontata e risolta grazie all'aiuto di tanti medici italiani, che diedero la loro disponibilità a trasferirsi lì per periodi più o meno lunghi. Contemporaneamente però non si trascurò di promuovere e formare forze locali, cosicché oggi tutto il personale, medici ed infermieri, è costituito da persone del posto, e questo offre la migliore garanzia per la continuità dell’opera.

Dopo 25 anni di vita l'ospedale si è sviluppato in varie direzioni. Oltre alla sistemazione interna, che si è arricchita di una sala operatoria, di un moderno laboratorio analisi e di un ambulatorio per la fisioterapia, ha assunto sempre più importanza ed estensione il servizio di visite domiciliari ai vecchi soli, ai malati cronici e ai bambini denutriti, che non mira solo ad interventi sanitari ma anche a migliorare le condizioni di vita di tante famiglie.

I 25 anni dell'ospedale che ricordiamo oggi sono perciò un punto di arrivo che ci deve dare molta gioia e gratitudine per tutti coloro che vi hanno collaborato, ma anche un punto di partenza per rinnovare il nostro entusiasmo e la nostra volontà di continuare a sostenerlo.













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