I bambini: «Non chiudete il maneggio»

I timori dei 60 ragazzini che frequentano i corsi di equitazione: si vuole evitare il blocco dell’attività dal 9 marzo


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Nella letterina a Babbo Natale mia figlia ha chiesto una spazzola per pulire il cavallo e un olio da mettergli sotto le zampe: come faccio a dirle che dal 9 marzo non potrà più venire al maneggio, non potrà più salire sul pony?». Katia Zanoner - mamma di Isabel, sette anni e una passione per i cavalli nata quando di anni ne aveva appena tre - come tutti i genitori degli altri 60 bambini che frequentano i corsi organizzati al maneggio e i circa 200 iscritti, sperano che entro la prossima settimana il Comune, proprietario della struttura, e la società che la gestisce, la Bolzano Equestrian Center, trovino un accordo: in difesa del maneggio sono già state raccolte circa mille firme.

I timori. Se così non fosse, si dovrà applicare l’ordinanza del sindaco che prevede la chiusura della scuola di equitazione in quanto la tensostruttura, sotto la quale da anni ormai si svolgono le lezioni, non ha l’agibilità. Durata annunciata dello stop: sei mesi.

Il timore è che questa sia di fatto la sentenza di chiusura definitiva di una struttura, situata in un posto splendido, in via Campofranco in zona Agruzzo, ma che avrebbe bisogno di un grosso intervento di restyling. Le preoccupazioni sono in realtà più che fondate visto che alla fine di gennaio, dopo l’intervento di Nas e Noe, era stato chiuso il bar-ristorante, in quanto si sarebbe consentito l’accesso anche agli esterni invece che ai soli soci del maneggio. A questo ha fatto seguito pochi giorni fa la chiusura della letamaia; di mercoledì l’ordinanza del sindaco che vieta di usare la tensostruttura dove si svolgono le lezioni. A questo punto al maneggio potranno restare solo i 50 cavalli i cui proprietari pagano per l’affitto dei box.

Il degrado.«La cosa assurda è che in sette anni, ovvero da quando la proprietà del maneggio è passata dal Demanio al Comune - spiega Mauro Ferrari, membro del consiglio della società - non siamo ancora riusciti a trovare un accordo. La struttura è stata inizialmente inserita nelle proprietà del Patrimonio e ci hanno chiesto 7.500 euro di affitto al mese: una cosa che non sta né in cielo né in terra visto che in tutti gli altri posti alle associazioni senza fini di lucro come la nostra viene concesso a titolo gratuito. Finalmente, adesso, l’impianto è stato classificato come sportivo, quindi il Comune ce lo concede gratis, ma ci chiede 100 mila euro per i sette anni pregressi. Con uno sforzo enorme abbiamo deciso di autotassarci, pagando 800 euro al mese per 20-30 anni. Sembrava che dovessimo firmare l’accordo già nei giorni scorsi, invece sono arrivate le ordinanze. Nel frattempo nella struttura si è investito poco o nulla e noi non avendo un contratto col Comune non riceviamo più neppure il contributo dalla Provincia. Durnwalder ci aveva promesso 600 mila euro in tre anni per la ristrutturazione, la domanda però avrebbe dovuto farla il Comune che non si è mosso».

Una disciplina speciale. Ma ai soci del maneggio non interessa polemizzare: vorrebbero solo continuare a frequentare la struttura. Di qui la richiesta di un incontro con il sindaco Spagnolli, il vice Ladinser e i tecnici. «La priorità - dice Martina Mattioli, mamma di Marina che gareggia nelle competizioni ad ostacoli con Zar - oggi è rappresentata dalla tensostruttura che deve avere l’agibilità». Poi c’è il problema della letamaia: «E’vero - dice Ferrari - che per essere a norma deve essere coperta. Il Comune aveva stanziato 70 mila euro, peccato che gli impegni siano rimasti sulla carta. Adesso ci chiedono di smaltire il letame con i container che è una cosa che non si fa in nessun posto al mondo, perché i costi sono insostenibili». Il sindaco Spagnolli lascia poco spazio alla speranza: «Faremo più velocemente possibile, ma l’ordinanza va rispettata, per consentirci di fare i lavori necessari». Così la capogruppo in consiglio comunale del Pd FrancaBerti: «È possibile solo una dilazione del debito, niente condono si creerebbero incomprensibili disparità».

Il sospetto è che le misure adottate dal Comune siano dettate dal timore che sul maneggio ci sia un’inchiesta della magistratura, ipotesi che in Procura, almeno al momento, viene esclusa.

«Se davvero si dovrà chiudere - spiega Filippo Gasca, l’istruttore - il problema sarà dirlo ai bambini: questa è una disciplina particolare, si crea un legame speciale con il cavallo. Non a caso i cavalli vengono usati anche nella pet therapy: il 24 marzo avrei dovuto iniziare un corso con un gruppo di bambini disabili, ma a questo punto non so se si potrà fare».

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