I baristi: «Strozzati dalla tariffa rifiuti»

Benetello: «Rincari dell’80%, bollette fino a 8 mila euro l’anno». Si teme l’assenza della politica fino a maggio


di Davide Pasquali


BOLZANO. Strozzati dalle bollette rifiuti, rincarate fino all’80%, con cifre che raggiungono anche gli 8.000 euro all’anno. Sono baristi e ristoratori, in grosse difficoltà da ormai due anni. Ora sono in subbuglio e temono soprattutto il vuoto della politica comunale fino al prossimo maggio. Costretti a pagare cifre folli per un sistema che non funziona. «Questa operazione del cambio del sistema di raccolta e conseguente cambio delle tariffe applicate è un bagno di sangue», dichiara Mirco Benetello (Confesercenti). «Per alcune categorie economiche è stata una mazzata e continua ad esserlo. Soprattutto per i pubblici esercizi, che hanno avuto i famosi aumenti dell’80% e che continuano ad essere aumenti dell’80%. Anche se non se parla più, ma gli esercenti continuano a dover pagare». Aumenti che pesano, tantissimo. «È una delle voci più pesanti, anche dal punto di vista psicologico, perché è chiaro che pagare fino a 8.000 per le immondizie ha un impatto diverso che investirli in macchinari arredi o altro...» Soprattutto, a pesare è il quasi raddoppio della tariffa. «Difficile da digerire e assorbire dal punto di vista aziendale». Gli elementi di novità, adesso, sono questi: «Intanto, in questo momento non abbiamo un interlocutore politico e quindi rimane tutto congelato». Non si sa nemmeno se il commissario abbia il potere di intervenire sulle tariffe e/o se desideri farlo. «Soprattutto, non avremo un interlocutore - per bene che vada - fino a maggio». Il tutto quando, già l’anno scorso, «l’assessore comunale Patrizia Trincanato, comprendendo il problema, analizzandolo dal punto di vista tecnico, controllando i tabulati, ci diceva ufficialmente, davanti a tutte le organizzazioni, “effettivamente abbiamo riscontrato che ci sono dei margini di miglioramento, che c’è la possibilità di rivedere per le categorie dei pubblici esercizi la tariffa perché, effettivamente, ci sono degli squilibri, dei picchi che vanno aggiustati”. Ma, de facto, poi non è successo niente». Trincanato «non c’è più, non c’è più la giunta, e noi restiamo col nostro rincaro dell’80%, con l’amaro in bocca».

I casi limite: fino a 8.000 euro l’anno. «Si capisce bene che, per quanto grande possa essere il locale, visto che si parla del rapporto tra rifiuti prodotti e metri quadri, non stiamo né in cielo né in terra». Ma «anche i 1.000-1.500 euro di un piccolo esercizio, con pochi tavoli, che già fa fatica a riempire i posti a sedere sono un’enormità». E poi, ad aumentare l’amarezza, c’è un meccanismo, questo: «Ci è stato detto che facendo i bravi avremmo potuto risparmiare. Non è così. Facendo i bravi, non paghiamo di più, che è una cosa completamente diversa. Allora ci dicano la verità. Ci venga detto che non è possibile pagare di meno con questo sistema. Che quello che paghiamo è il minimo previsto. E che se facciamo i bravi semplicemente non andremo a pagare oltre. Ma noi, ora, stiamo dicendo soprattutto questo: quello che stiamo pagando, adesso, è già troppo».

Questa categoria è in grosse difficoltà e questo pagamento lo soffre tantissimo. «Per non parlare del fatto che le fatture arrivano perennemente in ritardo e quindi c’è anche la difficoltà di programmazione sui pagamenti». Il tutto a causa di disservizi interni a Seab. «Ma perché deve essere il cittadino a pagare per un servizio che non funziona? Lo avete voluto, lo avete costruito, lo avete messo in pratica. E adesso vi lamentate, con la campagna anti crimine verso chi abbandona i rifiuti? Avete armato voi la mano ai criminali. Adesso non venite a lamentarvi che c’è degrado, che si deve spendere un milione in più!»

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