I bikers: «Sulle strade dei passi servono pattuglie e autovelox»

Il presidente del Guzzi Club DoloMitico: «Le fasce orarie suggerite da Messner non servirebbero» «Invece di fare la guerra alle moto va sviluppata la cultura e il turismo dedicato alle due ruote»



BOLZANO. Il bilancio degli incidenti sulle strade di montagna che coinvolgono motociclisti, in queste prime settimane di bel tempo, parla chiaro, e non in termini di numero di vittime o feriti, ma di provenienza: si tratta per lo più di turisti stranieri o comunque di persone che arrivano da fuori provincia. Questa è la chiave di lettura che va considerata secondo Robert Bicciato, presidente del Guzzi Club DoloMitico, che in questi giorni è impegnato nei festeggiamenti del ventennale dalla fondazione con un raduno a Pianizza di Sopra, poche decine di metri dalla strada della Mendola.

«Non è un caso che la maggior parte delle vittime siano tedesche o austriache - afferma Bicciato - quando gli stessi turisti percorrono le strade dei loro passi non si sognerebbero nemmeno di fare quello che fanno da noi, poi vengono qui con un mix di pregiudizi e consapevolezza che si possono sbizzarrire come vogliono, e qualcuno ci lascia la pelle». La cultura della motocicletta in montagna va sostenuta e sviluppata, afferma Bicciato, e questo può avvenire solo a condizione che le strade siano sicure, «Ho sentito parlare di fasce orarie, di chiusura al traffico delle moto: sembra che qualcuno voglia dichiarare guerra ai motociclisti; quello che sarebbe necessario è invece l’esatto opposto, vanno aumentati i controlli, installati autovelox e telecamere se necessario, e va trasmesso il messaggio che c’è la certezza della sanzione per chi trasgredisce». Dall’altro lato però, il settore delle moto ha bisogno di investimenti e di maggiore cura, «Il valore del turismo in motocicletta è uguale se non maggiore a quello della bici, le nostre strade sono fantastiche per i loro panorami e per fare delle gite, ma le moto spesso vengono considerate com e un fattore di disturbo invece che una risorsa». In Austria, tanto per fare un paragone, alcuni tratti sono stati riservati solo alle motociclette, spiega il presidente del motoclub, «si paga un pedaggio, si fa la gita e la strada è sicura e fornita dei servizi dedicati alle moto, compreso l’armadietto dove lasciare il casco se ci si ferma nelle piazzole panoramiche». Il ritorno economico, in termini di sviluppo turistico dedicato a questo settore, sarebbe enorme, assicurano i bikers. «Ma per ottenere questi risultati serve un impegno molto maggiore da parte degli enti locali e della Provincia». Il Club Guzzi, per esempio, ha stretto una collaborazione con il Safety Park di Vadena per inserire nei tre giorni di raduno, un appuntamento dedicato ad un corso di guida sicura a prezzi ridotti, «Siamo gli unici a farlo, è una nostra libera iniziativa ma potrebbe essere strutturata in modo più articolato». Questo ragionamento, aggiunge Bicciato, «chiaramente vale solo per una parte dei motociclisti, quelli che intendono le due ruote in un certo modo, e a sessant’anni sono ancora in sella e macinano migliaia di chilometri». Il messaggio è chiaro, la differenza non la fa il mezzo: «È per questo che si dovrebbe parlare di educazione alla moto in montagna, il cambiamento va cercato nella testa dei motociclisti, soprattutto quelli giovani».

GUARDA VIDEO

E FOTO

WWW.ALTOADIGE.IT













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi

Attualità