I cinesi tolgono le slot machine dai bar

Confesercenti: «L’alternativa era chiudere l’attività». Ronchetti: «Nessun accanimento. Stessa severità per gli italiani»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Sulla rimozione delle slot machine dai bar cittadini il Comune non ha fatto marcia indietro di un solo millimetro. Prova ne sia che questa settimana è stato avviato il procedimento per la revoca delle licenze - a seguito della terza contravvenzione - per un’altra quindicina di esercizi. «L’amministrazione - sottolinea Mirco Benetello di Confesercenti - sta procedendo a blocchi di 15-20 bar alla volta e non penso di essere lontano dalla realtà se dico che siamo ormai vicini a quota cento». In realtà la partita è lungi dall’essersi conclusa perché ancora non ci sono i pronunciamenti di merito da parte del Tar e dei giudici di pace - attesi per l’autunno - ma di fronte al rischio di chiudere l’attività e di una denuncia penale molti esercenti hanno preferito fare temporaneamente marcia indietro. È il caso, ad esempio, del Beverly Hills di via Aslago e dell’American di viale Europa, entrambi gestiti da cinesi, ma di casi analoghi ce ne sono molti altri, al punto da far pensare - queste almeno sono le speculazioni fatte da diversi esercenti ma anche da alcuni legali - che la polizia municipale possa aver usato una linea non altrettanto dura per i baristi locali. Ipotesi, quest’ultima, rispedita al mittente dal comandante Sergio Ronchetti. «Posso affermare, senza il timore di essere smentito, che le scelte operative, sui controlli a tappeto che ormai stiamo facendo da mesi, non dipendono certo dalla nazionalità dei gestori quanto piuttosto dalla vicinanza dei bar con le slot ai luoghi sensibili. Usiamo con tutti lo stesso metro e lo stesso rigore. La linea non è cambiata, rispetto alla prima tornata di controlli, e non cambierà in futuro. Semplicemente molti cinesi, di fronte al rischio di cessare l’attività, hanno preferito privarsi degli introiti delle macchinette». Ma c’è anche chi, come il gestore del bar Warasin di via Torino, ha preferito lasciare le slot in attesa del pronunciamento del giudice di pace, atteso per settembre. «Da quando ho ottenuto la sospensiva fino al 24 settembre - spiega Rudi Warasin - mi è arrivata un’altra multa, non so bene se sia la terza o la quarta, ma non l’ho pagata, in attesa che i giudici si pronuncino anche nel merito della vicenda». Certo, di fronte al rischio di chiudere l’attività Warasin non ha dubbi. «Quello delle slot, dal 2007, per me è un introito aggiuntivo e da quando è scoppiata la polemica non è cambiato molto. Nemmeno a livello di incassi. Se mi mettessero, come è accaduto per i cinesi, di fronte alla scelta di tenere aperto il bar o rinunciare alle slot farei un passo indietro togliendo le macchinette».

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