I costruttori altoatesini: investire nelle infrastrutture

Bbt, aeroporto, strade, scuole e areale ferroviario per rilanciare il settore


Mirco Marchiodi


BOLZANO. Investire nelle infrastrutture, non nella burocrazia. Lo hanno chiesto con forza i costruttori del collegio edile nella loro assemblea annuale. «Solo così - è convinto il presidente degli edili Ausserhofer - il settore potrà risollevarsi da una crisi che ha bruciato 4.300 posti di lavoro».
In Fiera si è tenuta l'assemblea annuale del collegio edile. I numeri, prima delle parole: in Alto Adige gli occupati dell'edilizia sono scesi dai 19.300 del 2003 ai 15 mila attuali. È diminuito anche il numero di imprese, calato da 2.300 a 1.900. «Eppure - sottolinea Thomas Ausserhofer, dati del bilancio provinciale 2011 alla mano - si continua a investire più in burocrazia che nelle infrastrutture».
CAMBIO DI MENTALITÀ Ausserhofer non chiede di smantellare l'apparato pubblico: «Senza, uno stato di diritto non riesce a sopravvivere». Quello che chiede è però maggiore efficienza, «quello per cui stanno combattendo anche il presidente di Assoimprenditori Stefan Pan e quello della Camera di commercio Michl Ebner». Cosa significa più efficienza? «Non è possibile - dice il presidente del collegio edile - che anche senza contare scuola e sanità, il costo che sosteniamo per la burocrazia sia quasi doppio a quanto spendiamo per l'edilizia e le infrastrutture. Riflettiamo su questi dati: per i servizi amministrativi generali sono stati stanziati 611 milioni, per le costruzioni 365 milioni, nemmeno il 7,5% su un totale di bilancio di 4,8 miliardi di euro». Ausserhofer ci tiene a non riaprire lo scontro con la Provincia: «Non vogliamo attaccare la giunta e non è nostra intenzione criticare il singolo dipendente provinciale, perché non è certo lui il responsabile di questa burocrazia assurda».
PICCOLE E GRANDI OPERE Infrastrutture: un termine che ricorre spesso nel discorso di Ausserhofer e di cui a margine del convegno discutono anche i vari costruttori presenti, dal vicepresidente del collegio edile Roberto Caser al presidente della cassa edile Vittorio Repetto, dal presidente del comitato paritetico edile Claudio Corrarati al responsabile del settore costruzioni dell'Apa Markus Bernard (settore che proprio oggi - la parte pubblica inizia alle 11 presso l'aula magna dell'università - terrà il suo congresso annuale). Ausserhofer ha ben chiari gli interventi ai quali si riferisce: «L'aeroporto di Bolzano, i 25 chilometri di strada che separano Brunico da Bolzano, il polo bibliotecario di Bolzano, la bretella ferroviaria in val di Riga, il nuovo ospedale, la stazione di Oltrisarco, le fibre ottiche. E soprattutto il tunnel del Brennero e l'areale ferroviario, che possiamo definire i due progetti del secolo. Ma sono infrastrutture anche le scuole, i capannoni dei vigili del fuoco, le canalizzazioni». Interventi che costano, e tanto: «Verissimo, e costa anche mantenerle. Però non sono soldi buttati ma investimenti che vanno a vantaggio di tutti. È denaro che al contempo dà lavoro agli operatori dell'edilizia e quindi crea valore aggiunto per il territorio».
UNA LEGGE DA RIFORMARE Critiche arrivano anche all'attuale normativa edilizia: «I terreni agevolati e le convenzioni sono delle "foglie di fico" che non risolvono né il problema delle costruzioni troppo costose né quello della tutela del territorio. Serve più coraggio anche qui, la legge sull'edilizia abitativa va riformata, magari iniziando a sentire anche le nostre proposte. Solo un esempio delle norme ingiuste: oggi ad un appartamento convenzionato acquistato senza contributi pubblici vengono imposti vincoli e obblighi perenni. Al contrario, chi acquista un'abitazione agevolata ha diversi vantaggi: la prima agevolazione è sul costo del terreno, assegnato a metà del valore di mercato. La seconda sugli oneri di urbanizzazione, pagati per metà dalla Provincia. Infine ci sono i vantaggi concessi al committente e un vincolo che non è perenne, ma ventennale».
PROBLEMA DIMENSIONALE Ausserhofer ha aperto un fronte nuovo: «So che solleverò un polverone, ma il settore edile ha bisogno di una massa critica maggiore». L'affondo del presidente del collegio edile è nei confronti della piccola impresa: «Oggi la dimensione media delle aziende edili è di 8 addetti per impresa. Come facciamo a introdurre l'innovazione? Anche impiegando un solo addetto nella ricerca, significherebbe destinare a questo campo il 12,5% del personale e l'edilizia non se lo può permettere. E come fanno le microimprese con tre addetti a muoversi fuori dall'Alto Adige? O a gestire le pratiche burocratiche, le sempre maggiori problematiche finanziarie. Le piccole imprese sono importanti e lo sono anche gli artigiani. Ma per resistere in questi periodi di crisi non bastano mani operese, ma competenze che le piccole imprese non hanno. Per capirlo basta tornare ai numeri: tra il 2008 e il 2009 le imprese edili con meno di 50 addetti sono diminuite del 15%, mentre quelle con più di 50 addetti sono cresciute del 25%».

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