la redazione

I direttori al timone, le inchieste, la sfida delle pagine tedesche

BOLZANO. Della lunga gestione di Cavazzani, padre e figlio, vanno sottolineate alcune linee di tendenza. Anzitutto una visione sempre regionale. Per consolidare la presenza del nostro giornale a...


di Sandro Alberti


BOLZANO. Della lunga gestione di Cavazzani, padre e figlio, vanno sottolineate alcune linee di tendenza. Anzitutto una visione sempre regionale. Per consolidare la presenza del nostro giornale a Trento, la Seta acquisisce anzi, a metà degli anni Cinquanta, la testata «Corriere Tridentino», anche se l’ipotesi di mantenerla in vita viene lasciata cadere dopo aver verificato l’ostilità, su questo, di Alcide Degasperi. Ne vengono però ereditati gli abbonati, sicché cresce la diffusione dell’edizione trentina, approfittando anche del declino del "Gazzettino", specie a Rovereto e Riva.Un’attenzione costante, inoltre, è dedicata alle voci in lingua tedesca alternative alla Svp, e l’impegno, più di principio che non commerciale, di dar vita ad una rubrica fissa, più o meno ampia nel tempo, scritta da un’ apposita redazione a lungo retta da Eva Klein e dove lavorò anche Oktavia Brugger - figlia del potente senatore della Svp, e sorella dell'ex parlamentare - poi passata alla Rai. Servilio Cavazzani avrebbe voluto imporre ai redattori nuovi assunti la conoscenza del tedesco, dote invero quanto mai opportuna a Bolzano. Contestualmente il giornale però sposa a Bolzano una linea sempre più marcatamente nazionalista passando dall’accettazione della politica di Degasperi alle continue riserve sui lavori della Commissione dei 19, istituita dal Governo dopo gli attentati del 1961, per predisporre il “pacchetto” per la risoluzione della questione altoatesina. E proprio a questo va collegata la scelta governativa di interrompere le linee di sovvezione ai settimanali in lingua tedesca della Seta e allo stesso quotidiano. E' in questo contesto che nasce l’edizione altoatesina del «Giorno» di Milano, un’ assoluta novità di formato per l’ editoria italiana di allora. Dal nostro giornale esce un buon gruppo di redattori, con alla testa il capocronista Gianni Bianco, e collaboratori, che pubblicheranno dal 10 dicembre del 1967 al 25 maggio del 1971 un’edizione bolzanina che, pur non causando perdite nella tiratura dell'Alto Adige, sicuramente rappresentò un profondo scossone nell’opinione pubblica.

A passaggi di quote di maggiornanza della Seta è invece legata l’uscita di Servilio Cavazzani prima e di Albino Cavazzani , poi, che lascia la direzione del giornale il 24 maggio del 1976.

Alla direzione si susseguono Gianni Faustini, dal 24 maggio 1976 al 31 luglio del 1980, Mino Durand, affermato inviato speciale del «Corriere della Sera» dal 1 agosto del 1980 all’8 settembre del 1983, Guido Trivelli, per un breve interregno dal 9 settembre al 17 gennaio dell’anno successivo, quindi Luciano Ceschia , già segretario nazionale della Federazione della stampa, che si dimette prima delle elezioni del 1989 perché candidato per il Pci. E ancora, Ennio Simeone dal 1989 al 1993, Franco de Battaglia, dal 25 maggio di quell’anno al 28 febbraio 1997, Fabio Barbieri, che era cresciuto proprio nella redazione politica dell’«Alto Adige», figlio di un bravo corrispondente dall’Alto Garda e che sarà a lungo ai vertici di redazioni e di quotidiani del gruppo Espresso-Caracciolo, prima dell’improvvisa e prematura morte. Per gli anni seguenti riteniamo di essere troppo vicini nel tempo, anche nella memoria dei lettori, per poter parlare di direttori e giornalisti che sono tuttora sulle scene.

Della penultima serie di direttori ci limitiamo così a qualche cenno appena. Faustini continuerà la tradizione dei direttori cultori di storia patria, dando alle stampe ricerche sul giornalismo italiano a Bolzano e saggi su Andreas Hofer e sull’attualità. Simeone era un puntuale conoscitore della macchina del giornale, un impegno che proseguirà altrove, da Livorno fino alla Calabria. Di Barbieri si ricorda la conoscenza del mondo germanico - si era laureato su Adorno e aveva pubblicato un volume sulla sua esperienza di corrispondente a Bonn - e una notevole vena polemica. Fu invece Giampaolo Visetti a scegliere di connotare in maniera diversa le edizioni del giornale: a Belluno come «Corriere delle Alpi» (processo già avviato da de Battaglia) e a Trento come «Trentino», riservando alla sola provincia di Bolzano la vecchia dizione di «Alto Adige». Va poi rilevata la ragguardevole serie di commentatori, dal teatro alla musica, all’arte. Per la critica musicale basterà ricordare la personalità di Andrea Mascagni. Per il teatro, dopo Piero Agostini che aveva scritto, lo abbiamo già ricordato, anche un testo teatrale per il regista Scaparro , la lunga militanza di Umberto Gandini, che si era specializzato nelle traduzioni teatrali dal tedesco diventando un'autorità in Italia e ottenendo ambiziosi riconoscimenti nazionali. Gandini aveva realizzato per il giornale buone inchieste, ad iniziare da quella sui sopravvissuti sudtirolesi all’attentato di via Rasella concorrendo a recare molti dati nuovi su quella vicenda tragica. Per toccare poi alcune tematiche che attengono alla storia del giornalismo italiano, nelle varie redazioni si affermano le prime donne giornaliste, da Lilli Gruber, ai suoi primi passi – sarà poi a Sender Bozen della Rai e quindi, notata dal direttore del Tg2 Antonio Ghirelli, a Roma- alla già citata Klein, alla quale si deve una ricostruzione delle pagine in lingua tedesca, da Elsa Müller fino ai giorni nostri, con un maggior peso della rappresentanza femminile. Dopo la ventata del Sessantotto e dintorni, al giornale si avverte la presenza sindacale dei Comitati di redazione, dove militano tra gli altri Barbieri e Paolo Pagliaro, di cui abbiamo già scritto. Come capocronisti di Bolzano citiamo almeno Giuseppe Ferrandi, figlio di Mario, che ha scritto una biografia di Alcide Berloffa. Come responsabile per tantissimi anni Guido Trivelli, che in pochi racconti editi rivelerà una buona vena letteraria e che vivrà una successiva esperienza televisiva a «Tv Bz 33». Il giornale cambia grafica più volte. Per un periodo aveva concorso con Trieste e Padova ad editare un supplemento illustrato. Con Servilio Cavazzani il giornale aveva pubblicato due volumi, di storia della regione con autori italiani e austriaci, e sugli anni delle bombe.Un fenomeno degli ultimi anni è l’apertura delle colonne del giornale a commentatori esterni, di varia estrazione – scientifica, culturale , politica – e alle rubriche fitte di lettere al giornale, un fenomeno sociale interessante, tanto che vi è stata dedicata una tesi di laurea.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi

Attualità