I nuovi poveri? Sono i single con figli

Circa 30 mila le famiglie a rischio. Per fronteggiare l’emergenza profughi l’associazione ha aperto sette nuove strutture


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BOLZANO. Hanno uno stipendio o percepiscono la pensione, ma non ce la fanno ad arrivare a fine mese e per questo sempre più frequentemente sono costretti a rivolgersi alla Caritas: è l’identikit dei nuovi poveri rappresentato da single con figli, famiglie numerose e anziani. Questo il quadro che emerge dalla relazione annuale 2015, illustrata dai direttori della Caritas Franz Kripp e Paolo Valente ieri in una conferenza stampa svoltasi all’interno della Casa Freinademetz. La struttura, inaugurata tre anni fa, che ad Aslago accoglie una quarantina di ospiti: sono stranieri ma anche altoatesini e persone che arrivano da altre regioni d’Italia, alle spalle storie complicate dalle quali cercano di uscire. Per essere accolti bisogna conoscere italiano o tedesco, avere un progetto da realizzare e contribuire con una piccola somma al pagamento di vitto e alloggio.

La Casa Freinademetz è uno dei trenta servizi con cui la Caritas aiuta chi ha bisogno.

«Da noi - ha spiegato Petra Priller, responsabile della Consulenza debitori - arrivano e vengono assistiti uomini e donne che, nonostante percepiscano un reddito regolare, non riescono ad arrivare a fine mese in modo dignitoso. In 1.300 tra persone e famiglie nel 2015 si sono rivolte al nostro servizio, 644 di loro per la prima volta. Quasi due terzi delle nuove famiglie colpite hanno un reddito mensile inferiore ai 1.500 euro, un terzo può contare su meno di 1.000 euro al mese. Troppo poco per pagare l'affitto, le utenze, le bollette dell'elettricità, del gas e far fronte alle esigenze primarie. In questa situazione è comprensibile che qualsiasi spesa imprevista diventi per loro un grosso problema».

La Caritas interviene pagando, ad esempio, le bollette per il riscaldamento e l’elettricità, evitando in questo modo che le famiglie finiscano su una strada. «La crisi economica - ha detto Kripp- non morde più come prima e il mercato del lavoro faticosamente si sta riprendendo, tuttavia questo non vale allo stesso modo per tutte le fasce della popolazione. In Alto Adige, da circa 12 anni, più di 30.000 famiglie sono a rischio povertà, come rivela l'ultimo studio Astat. Ciò è indicativo del fatto che nulla è cambiato e questo ci deve far riflettere, perché è come se la società avesse accettato questo squilibrio economico e sociale».

L’incertezza finanziaria provoca spesso anche disagi psichici che contribuiscono a emarginare ulteriormente le persone colpite dalla povertà. «Questo - ha detto il direttore Valente - è ciò che vediamo sempre più spesso in coloro che utilizzano i nostri servizi».

L'aggravarsi e il cronicizzarsi della povertà nella società altoatesina è particolarmente evidente nei servizi a bassa soglia della Caritas. «Il maggiore incremento dei bisognosi è stato registrato nel 2015 in alcune strutture per senzatetto, tossicodipendenti e presso le mense. Si tratta di dare risposte a bisogni primari come mangiare, dormire e lavarsi», ha detto Danilo Tucconi, responsabile di questa area di aiuto. Così, tra Bolzano e Bressanone, nell'anno passato sono stati distribuiti 46.500 pasti caldi, un aumento del 38% rispetto al 2013. Nella Casa dell'Ospitalità, struttura per senzatetto di Bolzano, si è registrato il numero più alto di persone ospitate negli ultimi dieci anni (105), un incremento del 30% rispetto al 2013. Anche nei servizi rivolti a persone con dipendenze di Bolzano e Silandro, il numero di visite e consulenze negli ultimi due anni è aumentato del 25% (da 12.793 a 15.988).

Al sostegno e all’aiuto dei poveri “locali” quest’anno si è aggiunta l’emergenza profughi, alla quale la Caritas ha risposto con l’apertura di sette nuove case in aggiunta alle tre già esistenti. «Fondamentale per l’opera svolta dalla Caritas - ha detto Kripp - è il grande sostegno finanziario offerto dagli altoatesini. Lo scorso anno 9.938 donatori hanno sostenuto il sodalizio con 3,4 milioni di offerte: 900 mila sono stati utilizzati per aiutare i bisognosi in Alto Adige, 2,5 milioni sono stati destinati a progetti di aiuto all’estero. C’è chi dona denaro e chi invece dona parte del proprio tempo agli altri: abbiamo circa 5 mila volontario».(a.m)













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