ARTE

I paesaggi di Pitscheider hanno illuminato Galleria Adler

BRESSANONE. Alla Galleria Adler di via Ponte Aquila si è appena conclusa una mostra dedicata alle opere di Josef Hermann Pitscheider. C’è un fattore fondamentale che collega Pitscheider ad Alberto...



BRESSANONE. Alla Galleria Adler di via Ponte Aquila si è appena conclusa una mostra dedicata alle opere di Josef Hermann Pitscheider. C’è un fattore fondamentale che collega Pitscheider ad Alberto Burri, un fattore che li accomuna in un momento di grande peso nella loro vicenda esistenziale e nel loro essere artisti. A vedere le rispettive opere non si direbbe (anche se la prima fase figurativa di Burri non è poi così dissimile dalla produzione di Pitscheider): cos’è quindi che accomuna uno dei più grandi pittori informali del ventesimo secolo a quello che è probabilmente il più originale paesaggista sudtirolese dei nostri giorni? Entrambi sono stati fatti prigionieri durante la guerra d’Africa ed entrambi hanno imparato a dipingere durante il lungo periodo trascorso nei campi di prigionia americani, Burri in Texas e Pitscheider nelle Rocky Mountains canadesi.

Dell’artista bressanonese, che ha valicato poche settimane fa con piglio da quarantenne la soglia dei 90 anni, il “Geschitsverein” della città vescovile ha ora allestito una ricca mostra antologica nella sale della galleria Adler che ha così per una volta rubato la scena alla Civica. I paesaggi ad olio sono particolarmente apprezzabili sia da un punto di vista estetico che storico. Da una parte Pitscheider ha saputo adattare perfettamente la pennellata alle intenzioni evocative dei propri quadri. Per l’osservatore un’occasione molto utile per riflettere sul significato dell’aggettivo figurativo perché in queste opere, se i soggetti restano ancora riconoscibili, ben poco essi hanno ancora in comune con la realtà esperibile. Pitscheider, pur servendosi di schizzi tracciati en plein air stende le proprie vedute lasciando libero corso alla memoria e seguendo il filo delle suggestioni. Il risultato è di grande efficacia e compostezza e riesce a trasmettere una sensazione di abbandono alla natura mediato da una grande sensibilità culturale in grado di esprimersi attraverso una tecnica raffinata, in piena sintonia con le intenzioni simbiotiche dell’autore.(g.v.s.)













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