Il decalogo

I pediatri: «Telefonini e tablet lontano dai bimbi fino a 3 anni» 

Pedevilla (Ordine medici): «I genitori non dovrebbero farsi vedere con lo smartphone dai figli, mai allattare mentre si è sui social. Dai 3 anni in su apparecchi digitali permessi al massimo 30 minuti al giorno, mai prima di dormire»


Valeria Frangipane


BOLZANO. «Telefonini e tablet vanno usati con estrema moderazione e mai prima dei tre anni».

Emanuela Pedevilla, pediatra di famiglia, vicesegretaria provinciale della Federazione italiana dei medici pediatri Fimp, dice che è stato messo a punto anche in Alto Adige per il 2024 un progetto che prevede interventi di informazione e consigli ai genitori sull’uso di telefonini, tablet e Internet. Che non devono diventare baby sitter. «Perchè - come dice anche Antonio D'Avino, presidente nazionale Fimp - se è vero che i nuovi media, in particolare i social, sono entrati a far parte delle vite dei nostri ragazzi - è necessario disincentivarne l'uso indiscriminato: i genitori ci chiedono più supporto in questo ambito e noi pediatri di famiglia siamo pronti a offrire le nostre conoscenze per guidarli e orientarli al meglio».

Secondo Pedevilla sempre più studi sottolineano correlazioni tra utilizzo degli schermi nelle dinamiche familiari e conseguenze sul bambino per quanto riguarda sonno, relazione madre-bambino, movimento, autocontrollo, sviluppo del linguaggio, attenzione, capacità di apprendimento e concentrazione.

La guida Federazione pediatri

«Per noi pediatri smartphone e tablet non andrebbero mai usati prima dei 3 anni». Questione inserita tra le raccomandazioni della guida "Bambini e adolescenti in un mondo digitale", di Fimp. «Prima dei 3 anni il bambino deve costruirsi i riferimenti spazio-temporali e sarebbe opportuno che evitasse il più possibile l'utilizzo degli schermi. I genitori poi non dovrebbero farsi vedere al telefonino, anche se mi rendo conto che è davvero molto difficile riuscirci. Quando cresce - dai 3 ai 6 anni - il piccolo che deve imparare a muoversi e ad agire nello spazio reale, dovrebbe giocare con i coetanei e fare esperienze di vita all’aria aperta e in famiglia aiutare a seconda dell’età nelle faccende domestiche e perché no deve imparare a sopportare anche un po’ di sana noia evitando smartphone o tablet personali. E poi bisogna insegnare ai nostri ragazzi che le amicizie sono vere amicizie e veri sentimenti se vengono realmente vissuti se diventano vera esperienza e non se sono virtuali. Dai 6 ai 9 anni, età nella quale si scoprono le regole del gioco sociale, sarebbe bene disincentivare l'uso di internet. Dai 9 ai 12 anni la rete può essere utilizzata sempre esplorando contenuti adatti all’età. Da evitare i social network».

Per Pedevilla i genitori non dovrebbero farsi vedere al telefonino dai figli piccoli, la mamma non dovrebbe allattare mentre sta guardando i social ed i giovanissimi non dovrebbero mai usare il telefonino prima di dormire.

«Mi rendo conto che non è assolutamente facile ma i genitori dovrebbero condividere i momenti in cui guardare il telefono insieme ai ragazzi e poi “controllare” whatsapp - sempre con discrezione - e insegnare che anche per whatsapp si deve comunicare con gentilezza non usando parolacce. Occorre ricordare che non vanno mai pubblicate foto intime che non bisognerebbe fotografare e mettere online foto di altre persone senza chiedere loro il permesso, di non usare il telefono di altri, che resta sempre proprietà privata».

La pediatra consiglia di controllare quali giochi abbiano i ragazzi sul telefonino, importante insegnare loro cosa sono i challenge, esistono infatti anche le presunte sfide estreme per compiere atti di “coraggio” che sono pericolosissime che è bene che i ragazzi conoscano per evitarle. E poi spiegare ai giovanissimi che sul web non devono subire ricatti di alcun tipo da nessuno (“se non fai questo non …”) per evitare l’adescamento online.

Lo scontro con la realtà

I consigli sono puntuali e ben articolati ma la realtà di tutti i giorni è un’altra e i genitori per avere momenti di pace danno il telefonino o il tablet in mano ai figli per farli “stare buoni”.

«Le pratiche sociali e le abitudini dei genitori sembrano confermare, per quanto riguarda l'Italia già dal 2016, che i bambini sono purtroppo a contatto con gli schermi già dai primissimi mesi di vita, e per un tempo di esposizione via via sempre maggiore. Questo ha un’influenza considerevole sullo sviluppo del bambino. E tale influenza permane negli anni successivi, condizionandone sia i comportamenti che gli apprendimento. Per questo - chiude Pedevilla - occorre fare molta attenzione».

 













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