I presidi italiani: ridateci l'autonomia

Dura lettera alla giunta provinciale: si devono rispettare tutte le sensibilità


Davide Pasquali


BOLZANO. Nuovo calendario scolastico e settimana corta. I presidi delle scuole italiane dell'Alto Adige non si danno per vinti e non si accontentano della proroga per due anni su Bolzano. Con una dura missiva al presidente Dunwalder chiedono si faccia marcia indietro. La lettera è stata elaborata dal dirigente scolastico dell'istituto comprensivo Bolzano II Don Bosco, Bruno Iob, su incarico dei presidi bolzanini, ma in seguito, prima di essere spedita alla giunta provinciale, è stata inoltrata a tutti i presidi di elementari, medie e superiori in lingua italiana. Tranne qualche rilievo minuto, tutti d'accordo: c'è stato un palese sopruso e ora si deve riparare. C'è chi teneva maggiormente a sottolineare l'autonomia scolastica, chi quella culturale del gruppo linguistico italiano. Sulla sostanza, però, tutti assolutamente d'accordo. La deliberazione della giunta provinciale numero 75 del 28 gennaio 2011, spiega il preside Iob nel documento, conclude un iter legislativo iniziato con la richiesta da parte del consiglio provinciale di realizzare una maggiore uniformità del calendario scolastico. Le complesse procedure di acquisizione dei vari pareri e le conseguenti trattative «hanno fatto emergere con molta chiarezza esigenze differenti tra le realtà scolastiche della Provincia: i dibattiti sul calendario scolastico e l'articolazione dell'orario su cinque o sei giorni hanno evidenziato visioni culturali, realtà socioeconomiche e necessità didattiche molto radicate e diversificate tra i gruppi linguistici, come pure tra centri maggiori e zone periferiche». La scuola in lingua italiana «in più occasioni ha chiesto un testo legislativo più rispettoso delle proprie necessità, che purtroppo sono state prese in considerazione solo in minima parte». I presidi non mettono in discussione la finalità di maggiore armonizzazione e unitarietà perseguita dalla delibera. «Ciò che tuttavia non condividiamo è la modalità con cui si è proceduto alla sua approvazione: una decisione che coinvolge anche la realtà delle scuole in lingua italiana è stata adottata con i voti contrari dei suoi rappresentanti, senza un convinto tentativo di trovare una formulazione condivisa e con scarsa considerazione e rispetto per le specificità che caratterizzano le scelte didattiche ed organizzative delle scuole dei diversi gruppi linguistici». Non vanno inoltre trascurate «le oggettive difficoltà determinate da alcune conseguenze, già ribadite in più sedi: la mancanza delle strutture necessarie quali mense, palestre e aule speciali; la violazione di prerogative degli organi collegiali; l'inizio anticipato delle lezioni, che toglie tempo alle indispensabili attività di programmazione, aggiornamento e avvio dell'anno scolastico; l'impossibilità di rispondere ed adeguare la propria offerta alle diverse esigenze delle famiglie e del territorio; la significativa riduzione delle competenze proprie delle istituzioni scolastiche autonome». I presidi tengono inoltre a sottolineare che «la scelta di un'articolazione su cinque giorni, già operata in alcune scuole, è stata assunta a seguito di sondaggi/referendum con i quali sono stati interpellati sia i genitori che gli insegnanti; mai i consigli di istituto hanno assunto decisioni in contrasto anche solo con una componente della scuola». Molto dura la conclusione: «Signor presidente, la civile e pacifica convivenza nella nostra Provincia è anche frutto della cura e dell'attenzione con cui si tutelano diritti e prerogative di tutti i gruppi linguistici in temi cruciali quali la lingua, la cultura e la scuola». Come dirigenti scolastici e cittadini «ci sentiamo in dovere di chiederle di garantire il nostro diritto ad una autonoma scelta organizzativa della nostra scuola, che sia espressione di un convinto e reale rispetto delle diverse sensibilità culturali che convivono nella nostra provincia».

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