I residenti di via S.Quirino: «Distanze non rispettate»

Villa Elissa: l’ennesima demo-ricostruzione invisa ai confinanti che fanno ricorso I vicini: segnalazioni e diffide, ma il municipio tarda a rispondere e non interviene


di Davide Pasquali


BOLZANO. Il cosiddetto costruire sul costruito - supposta panacea di tutti i mali urbanistici bolzanini - fa discutere, ancora una volta. I committenti, com’è loro diritto imprenditoriale, cercano di ricavare il più possibile dalle demoricostruzioni di vecchi edifici preesistenti. I confinanti, dal canto loro, tentano di tutelare le loro proprietà. Intanto il Comune, ancora una volta, pare assuma atteggiamenti attendisti, che non piacciono ai vicini. E ancora una volta si diffida il municipio (che non risponde nemmeno), si avviano cause al Tar (sospensiva non concessa, adesso si attende la sentenza di merito dopo l’udienza di luglio) e cause civili (ancora in alto mare, ora come ora siamo poco oltre le perizie di parte eccetera). Dopo villa Mathilda in via Cesare Battisti e la palazzina della Alpine Invest di via Duca d’Aosta, ora scoppia il caso di villa Elissa, in via San Quirino. Secondo i residenti negli edifici attorno, la demo-ricostruzione non rispetterebbe né le distanze di legge né i volumi edificabili. Oltre ai ricorsi a Tar e tribunale, si è scritta una lettera di fuoco al Comune, firmata dai residenti di via S. Quirino e viale Venezia. Una diffida, perché si revochi la concessione edilizia e si fermi il cantiere prima che sia troppo tardi. La lettera è stata spedita il 13 giugno e dava al municipio 30 giorni di tempo per rispondere. Siamo a ottobre e, fino a ieri, non s’era mossa foglia. Ora, i vicini minacciano di rivolgersi alla procura. Non nei confronti dei costruttori, quanto del municipio.

La lettera, firmata da nove capifamiglia, è durissima. Si parla di violazione delle distanze fra le costruzioni preesistenti e di supero della cubatura ammessa all’interno della zona residenziale di completamento e di conseguente violazione dell’articolo 35 della legge urbanistica provinciale. «Specialmente sotto questi due profili giuridici - scrivono i confinanti - è assai contraddittorio il comportamento dell’amministrazione comunale, sia per quanto riguarda gli uffici amministrativi, sia per quanto riguarda l’avvocatura del Comune (che ha rappresentato il municipio al Tar, ndr)». Agli scriventi, inoltre, «è noto che in altre occasioni l’amministrazione comunale di Bolzano ha tenuto comportamenti di segno opposto proprio sulle medesime questioni». Al di là delle questioni tecnico-giuridiche, nelle quali non si può e non si vuole approfondire in questa sede, a colpire è l’attacco, duro, al municipio. Ecco qualche passo: «Nonostante vari funzionari comunali abbiano confermato verbalmente che l’interpretazione oggetto del ricorso avverso la concessione edilizia costituisce tuttora prassi interpretativa corrente in seno all’amministrazione comunale, nel ricorso giurisdizionale avverso la concessione la difesa del Comune ha sostenuto il contrario». E ancora: «La concessione edilizia è stata rilasciata nonostante l’esplicita ammissione da parte di funzionari comunali che l’approvazione era dovuta a una temporanea oscillazione nell’interpretazione dell’articolo 35 della legge urbanistica provinciale ed era in contrasto con l’interpretazione tenuta da tutti gli altri funzionari comunali incaricati di esaminare i progetti edilizi». E poi: «Il Comune non può applicare l’interpretazione sopra prospettata in alcuni casi e astenersi dall’applicazione in altri casi». Insomma, un bel guazzabuglio.

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