I Verdi: il Bbt? Paura per falde e cantieri

Foppa: «Prima servono i soldi per i trasporti regionali». Egna: garanzia sulle tratte d’accesso o apriamo una vertenza


di Massimiliano Bona


BOLZANO/EGNA. «In Alto Adige la protesta “No Tav”, a differenza del vicino Trentino, non è ancora arrivata ma questo non vuol dire che i residenti accettino tutti di buon grado il Bbt e tutto ciò che esso comporterà»: a parlare è la consigliera provinciale dei Verdi Brigitte Foppa che sottolinea il clima di grande preoccupazione che regna - a suo dire - tanto in Bassa Atesina (Egna, Bronzolo, Ora, Trodena, Salorno e Montagna) quanto in val d’Isarco e Alta val d’Isarco. «Da Vipiteno a Egna - prosegue Foppa - ho partecipato a serate sul Tunnel di base in sale strapiene. I cittadini pretendono garanzie sulla salvaguardia delle sorgenti idriche, sui mega-cantieri necessari alla realizzazione delle tratte d’accesso (che resteranno per almeno 15 anni) ma anche sull’inquinamento acustico legato all’opera».

Poi è la stessa Foppa ad ammettere che in Alto Adige, per quanto attiene l’informazione, le visite in cantiere e gli studi sull’impatto ambientale, è stato fatto (molto) di più rispetto al vicino Trentino.

La protesta a Mattarello, in Trentino, contro il Bbt è stata durissima. Persino padre Zanotelli arriva ad ipotizzare una sorta di rivolta popolare. In Alto Adige, al contrario, non esiste nemmeno un fronte «No Tav». Perché?

«Non è vero che qui siano tutti d’accordo solo perché, in tanti anni, non ci sono state manifestazioni di protesta violente. Nelle tante assemblee pubbliche a cui ho partecipato ho percepito in modo chiaro e netto la paura dei residenti».

Già, ma paura di cosa?

«Innanzitutto del possibile inquinamento delle falde acquifere – con tutti i riflessi del caso sulla produzione vitivinicola – in seconda battuta dei maxi-cantieri che saranno realizzati tra Bronzolo e Ora e a Sud di Egna e in terza battuta del fatto che allo stato attuale delle cose non ci siano garanzie sull’ammodernamento della linea esistente per il trasporto regionale».

Già, ma quasi tutti i Comuni finora sono rimasti quasi a guardare. Hanno evitato di puntare i piedi, forse con l’eccezione di Egna...

«I sindaci aspettano l’inserimento della tratta d’accesso Sud nei piani urbanistici ma sono preoccupati. Eccome. Sanno di dover rendere conto alla popolazione su un’opera che lascerà inevitabilmente il segno per decenni su gran parte del territorio altoatesino. Chi non ne parla a sufficienza, evidentemente, non ha compreso l’impatto che avrà il Tunnel di base...».

In Bassa Atesina è nato anche un Comitato civico, scettico sulla tratta d’accesso Sud, che rinuncerebbe volentieri al Bbt...

«Si tratta di una posizione più che rispettabile. È inutile spendere cifre enormi per il Tunnel di Base se poi non si hanno nemmeno i soldi per investire sul trasporto regionale e locale. Bisogna rendere i treni più silenziosi: le altre sono tutte strategie di ripiego, che mirano unicamente alla riduzione del danno».

I residenti, in Bassa Atesina, si chiedono: cosa ne sarà dei treni una volta usciti dal tunnel?

«Proprio l’altro giorno l’assessore provinciale Tommasini ha detto di essere competente solo fino a Salorno e di sapere poco o nulla anche sul vicino Trentino. Non mi sembra di certo una risposta rassicurante. Trento e Rovereto sono ad una manciata di chilometri...».

L’alta velocità la preoccupa oppure va considerata un bene per gli altoatesini?

«La salute pubblica deve venire prima di tutto. Quindi: prima i soldi per il trasporto regionale e poi per il Tunnel di Base. E non viceversa».

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