Ictus, nuove tecniche al San Maurizio per salvare i pazienti

In Alto Adige circa 1.500 all’anno le persone colpite Fondamentale la tempestività di diagnosi e intervento



BOLZANO. Velocità nella diagnosi, velocità nell'intervento, se poi ci si mette anche un pizzico di fortuna, grazie alle nuove tecniche ci sono ottime possibilità di sopravvivere all'ictus e con danni neurologici minimi. Ieri il direttore sanitario dell’Asl Oswald Mayr assieme a Roberto Currò Dossi, neurologo che coordina un team composto da altri tre specialisti che fanno parte della “Stroke Unit”, ovvero la squadra che si occupa di questa patologia, e Thomas Haglmüller, specialista in radiologia interventista, hanno presentato la nuova tecnica, utilizzata da circa un anno al San Maurizio, che consente di aspirare il coagulo che sta occludendo un vaso a livello cerebrale e quindi ripristinare la normale circolazione, riducendo al minimo i danni.

Secondo i dati dell’European stroke organisation (Eso) l’ictus cerebrale (o stroke) è, in Europa, la terza causa di morte e la prima d’invalidità permanente. In Alto Adige si registrano circa 1500 casi all’anno.

Nella fase iniziale viene generalmente effettuata la trombolisi, ovvero una terapia farmacologica che consiste nell'iniezione endovenosa di un farmaco in grado di sciogliere i coaguli che occludono i vasi sanguigni cerebrali. Questo tipo di terapia è possibile ed efficace solo entro le prime 4 ore e mezzo dall’evento.

Di qui l’importanza di riconoscere rapidamente i sintomi che si manifestano in maniera improvvisa - paralisi o insensibilità di una parte del corpo, difficoltà di parola, disturbi alla vista, vertigine, forte mal di testa - e chiamare subito il 118 che a sua volta allerta il team della “Stroke unit” che opera presso il San Maurizio, per accelerare i tempi.

In caso di ictus più lieve, correlato generalmente all’occlusione di vasi cerebrali più piccoli, la trombolisi risulta efficace: a Bolzano ne vengono effettuate un’ottantina all’anno.

Nelle forme più gravi invece, quando di solito sono coinvolti vasi sanguigni di grosso calibro, la trombolisi ottiene la ricanalizzazione, ovvero il ripristino della circolazione a livello cerebrale, solo nel 20% dei casi.

Quando la terapia farmacologica classica fallisce, oggi c’è la possibilità di utilizzare cateteri che, inseriti nel sistema vascolare a livello inguinale e condotti fino al vaso cerebrale occluso, sono in grado di riaprirlo meccanicamente.

Grazie a questa nuova tecnica di aspirazione, disponibile dal luglio 2013 presso la Radiologia interventistica dell’ospedale di Bolzano, la percentuale di successo (ricanalizzazione) in caso di occlusione di vasi cerebrali maggiori ha potuto essere raddoppiata rispetto a prima, passando dal 20 al 40%. Un altro vantaggio della nuova terapia è l’ampiamento della finestra temporale: la tecnica di tromboaspirazione può essere avviata fino a 6 ore dopo che si sono manifestati i primi sintomi.

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