alto adige

Il 77,2% dei sudtirolesi: «Italiano, si faccia di più»

Il sondaggio su 10 mila persone. Genitori e studenti chiedono il plurilinguismo. Le consulte tedesca e italiana: la politica smetta di frenare, trilingui già dall’asilo


di Davide Pasquali


BOLZANO. Il 77,2% dei genitori sudtirolesi ritiene si stia facendo troppo poco per l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua. Lo si evince dai dati resi noti dalla consulta dei genitori dell’intendenza scolastica tedesca, sulla scorta di un’indagine basata su 10 mila formulari compilati da mamme e papà nel 2015. Nella scuola italiana si preme da anni, anzi da decenni. Ora, dunque, scende in campo anche la scuola tedesca. Insieme, si chiede alla politica di cambiare registro.

I dati generali. In media, sui tre gradi di scuola, siamo al 77,2%. In dettaglio, chiede maggiore impegno nell’insegnamento dell’italiano il 74,8% dei genitori dei bimbi delle elementari, il 76,5% dei genitori dei ragazzini delle medie, l’83,3% dei genitori degli studenti delle scuole superiori. Il 50% vorrebbe più scambi con la scuola italiana (47,2% alle elementari, 50,7% alle medie e 55,4% alle superiori). Il 49,4% vorrebbe lezioni veicolari in italiano di altre materie (47,7% alle elementari, 48,6% alle medie e 54,1% alle superiori). Al 20,9% dei genitori sudtirolesi piacerebbe la scuola bilingue (20,7% alle elementari, 19,8% alle medie, 22,5% alle superiori).

I dati «geografici». Piuttosto stupefacenti sono i dati splittati in base a demografia e geografia. Ci sarebbe da aspettarsi maggiore apertura nelle città, molto meno nelle valli. Non è così. Certo, si chiede maggior impegno per l’insegnamento della seconda lingua nei centri con più di 15 mila abitanti, dove a pretendere maggiori sforzi è l’82,1% dei genitori. Ma è circa lo stesso anche nei centri più piccoli: percentuali minori ma comunque molto elevate. Nei centri fra 5 e 15 mila residenti chiede maggiori sforzi il 78,7% delle mamme e dei papà. Nei centri da 2 a 5 mila abitanti siamo al 76,8%. Indicativi sono anche i dati sui centri minori, con meno di 2 mila residenti: vogliono insegnamenti di italiano di maggiore livello il 71,9% dei genitori. Anche considerando i dati disaggregati per comprensori si evidenziano tendenze simili: 82,7% in val d’Isarco, 79,1% a Merano e Burgraviato, 77,9% a Bolzano e dintorni, 74,1% in Pusteria. Un poco più basse le percentuali in Bassa (72,6%) e Venosta (72%), ma siamo comunque oltre i 7 genitori su 10...

Le richieste. Sulla scorta di questi dati, piuttosto sorprendenti per la scuola tedesca, seppur non rilevati con una indagine statistica di livello scientifico, le consulte tedesche di genitori e degli studenti si son unite alle omologhe organizzazioni italiane e ladine e ora sono scese in campo. Non forniscono ricette, quelle dovranno trovarle tecnici della scuola e politica. Ma i genitori e gli alunni hanno preso posizione. Chiedono: creazione di un insegnamento plurilingue, formazione ad hoc degli insegnanti, approccio oggettivo e scientifico alla tematica del plurilinguismo, focalizzazione su tedesco inglese e italiano, miglioramento deciso e decisivo delle competenze linguistiche. Si vuole l’avvio del plurilinguismo nelle scuole dell’infanzia, l’ampliamento del Clil, l’estensione dei progetti pilota a tutto il territorio provinciale, sia nelle scuole di città che in quelle dei paesi più piccoli. Si pretende lo sviluppo di nuove soluzioni per le varie scuole e le varie situazioni territoriali al fine di garantire a tutti i bambini uno standard di competenza linguistica elevata nella propria madrelingua ma anche in L2 e L3. Si vorrebbe il mantenimento e approfondimento della madrelingua, in parallelo al miglioramento delle competenze linguistiche in seconda e terza lingua. Si vuole che gli insegnanti vengano formati in base alle esigenze dell’insegnamento plurilingue. La tematica del plurilinguismo dovrebbe essere affrontata in maniera oggettiva, scientifica, ponendo al centro dell’attenzione gli alunni e impedendo alla politica di appropriarsi del tema e strumentalizzarlo. Per i prossimi tre anni si chiede di migliorare le competenze linguistiche di L2 e L3 in maniera decisiva, non a parole. Si dovranno mostrare risultati misurabili e comprensibili. In base a questi si dovranno prendere le necessarie contromisure.













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