Il bar a forma di nave che «imbarca» tutti

Un documentario sul locale di Rencio, la “capitana” e il suo equipaggio


di Alessandro Bandinelli


BOLZANO. C’è la storia di Marina, imprevedibile titolare del bar Mario di via Brennero 22 a Bolzano, che ricorda i compleanni di tutte le persone che sono passate da lì; quella di suo figlio Paolo che ha combattuto per riuscire a camminare e della sua passione per i dépliant che ama rubare dalle cassette della posta dei vicini; la storia di Roberto, gran cuoco, marito ironico e sempre pronto sdrammatizzare. «In “Bar Mario” ci sarà questo e molto altro», Assicura il giovane regista, Stefano Lisci, cagliaritano, al suo primo Lungometraggio da regista.

Ci hanno provato in tanti nel corso degli anni a fare un film su di loro, la porta accanto a quella del Bar Mario è quella della Zelig, una delle più quotate scuole di documentario con allievi da ogni parte d’Italia e d’Europa, in tanti glielo avevano chiesto ma Marina Fronza, aveva sempre detto di no: «Cosa mai ci sarà da raccontare sul Bar Mario», dice Marina mentre ti offre un caffè con un cucchiaino esplosivo e muore dalle risate quando salti in aria per lo spavento. «Poi i documentari hanno sempre questo lato un po’ drammatico che non mi piace. È vero a volte la vita ti mette davanti a delle prove non semplici, ma comunque a me piace prenderla con ottimismo». Ama ridere Marina e ama fare scherzi. C’è ad esempio la tazza del tè con il disegno di un uomo con le mutande che scompaiono con il calore lasciando l’uomo completamente nudo, oppure il bicchiere bucato o il quadro con i soldi appesi al soffitto nella speranza che “piovano soldi dal cielo”, il ghiaccio a forma di dentiera, e se qualcuno ordina un cappuccino è probabile che la titolare si presenti con la statuina di un fraticello. Marina non resiste all’idea suscitare una risata o provocare imbarazzo: «In questo posto hai la possibilità di non nascondere quello che sei e rilassarti».

Stefano li ha conosciuti durante le pause di scuola: «Sapevo che altri ci avevano provato prima di me a farci un film senza successo però gliel’ho chiesto lo stesso m’è andata bene». «Ho cambiato idea- dice Marina - quando mi sono rivista in un video di archivio qualche tempo fa e ho visto mia madre dietro il bancone di questo bar e mi sono emozionata. Così ho pensato che sarebbe stato bello rivederci tra qualche anno, e gli ho detto di sì».

Ma che storia è quella del bar Mario? «Una storia che dura da 70 anni: mio padre lo ha aperto nel 1945, al ritorno dalla guerra, qui c’è stata la prima televisione di Rencio dove si veniva a vedere “Lascia o Raddoppia”, in questo bar io ci sono cresciuta, qui ho conosciuto mio marito - Roberto Volpato - che avevo 14 anni e lui nove anni di più, poi lui ha sempre avuto i capelli bianchi e all’inizio lo prendevano per mio padre. Qui è cresciuto mio figlio - Paolo Volpato - è qui che mi sono accorta che muoveva un dito del piede, dopo l’operazione che lo aveva immobilizzato sulla sedia a rotelle, e sempre qui lo abbiamo incoraggiato a camminare quando i medici non credevano che avrebbe potuto tornare a farlo. Per noi questo non è un bar, è la nostra casa e i clienti sono la nostra famiglia allargata». E poi nel film ci sarà la nave, la struttura della casa che Marina ha fatto costruire in onore del padre, trentino innamorato del mare.

«Sarà un film divertente, i personaggi faranno cose anche surreali, ma i sentimenti del film sono realissimi». Così Stefano Lisci, che ha autoprodotto il film con l’aiuto di tanti amici ex compagni di scuola e con il supporto della cooperativa 19.

Mancano però ancora 4 mila euro per completare l’opera per questo Stefano a contribuire: «Naturalmente non mancherà una prima al cinema a Bolzano dove saranno invitati tutti i cittadini».

Al momento sono stati raccolti 1200 euro ne servono ancora 2800. Chiunque contribuire può farlo anche con 5 euro. MAggiori informazioni visitando il gruppo facebook: Bar Mario - il film.

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